Adeste fideles
di Toni Dittura
Non c'é Coro che non abbia nel repertorio natalizio questo antico
canto, almeno in una delle numerose armonizzazioni che ne sono state fatte. E
non c'é chiesa nella quale l'intera Assemblea non lo canti a gran voce il
giorno di Natale, mettendo magari qualche "S" in più alla fine di ogni
versetto.
Si potrebbe quindi pensare
che, oltre alla melodia, sia noto anche il significato del testo latino. Non é
proprio così.
Una prima, veloce lettura ci
porta solo ad una parziale comprensione, ma un ulteriore approfondimento e
soprattutto un'attenta "costruzione diretta" ci fa scoprire qualcosa di più nelle quattro
strofe del canto.
La prima parola "Adeste"
grammaticalmente é un Imperativo presente, che significa:"siate presenti,
avvicinatevi". Ma chi dà questo
ordine o, se volete, chi fa questa esortazione?
Un angelo forse. . . che
però subito dopo ci invita ad essere gioiosi (laeti) e trionfanti.
Ed é ancora un ordine quel
reiterato , comprensibilissimo " Venite".
Non altrettanto
comprensibile, ma sicuramente più ordine che esortazione quel "videte"
(Imperativo presente), che frettolosamente viene tradotto con un insulso
"vedete",come se nel testo fosse scritto "videtis"
(Indicativo presente), mentre il suo vero significato é "ammirate" il
nato Re degli Angeli, (natum videte Regem Angelorum). Infatti non é
possibile ordinare di "vedere", mentre si può invitare ad
"ammirare".
La seconda strofa offre
altri spunti interessanti: non più ordini o esortazioni, ma un invito
all'osservazione dell'Evento, con un testo così riordinato: "En vocati
pastores, relictogrege, adproperant ad humiles cunas", dove quell' "humiles"
potrebbe riferirsi a "pastores" (poiché nell'accezione comune
i pastori sono sempre umili), mentre invece va riferito a "cunas",
nome
che in latino ha solo il
plurale. Ed allora il tutto significa: "Ecco i richiamati pastori,
abbandonato il gregge, si avvicinano all'umile cuna”.
A questo punto si assiste ad
un vero e proprio cambiamento: "Et nos festinemus (congiuntivo
esortativo), ovanti gradu"
cioé: "Affrettiamoci anche noi con passo festoso, dove quel "nos
festinemus" é sicuramente un'esortazione che l'Assemblea rivolge a se stessa,come d'altro canto si
evince dal ritornello: "Venite adoremus",
cioè: "Venite"(voi), "adoriamo" (noi…assieme).
Ed ecco anche un nuovo
concetto di Presepio: niente pecore (relicto grege) lente e sonnacchiose
accanto ad un pastore immobile e silenzioso, ma persone allegre e festose che
accorrono alla grotta, dove "videbimus" (Indicativo futuro)
vedremo l'eterno splendore del Padreterno, "velatum" cioè
nascosto sotto la carne: incarnato. Il Dio Bambino avvolto nelle fasce (pannis
involutum). Decisamente meno elegante nella forma la quarta strofa, nella
quale le parole mal si adattano alla musica; sembra quasi una strofa aggiunta
da un altro Autore. Forse per questo nessuno la canta mai!
Riordinata
suona così: “Foveamus (altro congiuntivo esortativo) piis amplexibus
egenum pro nobis et foeno cubantem” “Riscaldiamo con affettuose carezze
Colui che (fattosi) povero per noi, ora dorme nel fieno”. Alla fine una domanda
retorica: “Quis non redamaret sic nos amantem”? “Chi non ricambierebbe
l’amore (redamaret: congiuntivo imperfetto che traduce il nostro condizionale
presente) di Colui che ci ama cosi tanto?” Ed allora: “VENITE” (imperativo
presente) “ADOREMUS” (congiuntivo presente) “DOMINUM” … “VEINITE ADORIAMO IL SIGNORE”.
In
definitiva una versione quasi letterale potrebbe essere questa:
Accorrete fedeli,lieti,
festosi! / Venite, venite in Betlemme./ Ammirate il Nato Re degli Angeli
Venite adoriamo il Signore.
Ecco gli esortati pastori che, abbandonato il
gregge,/ si avvicinano all'umile giaciglio. / Affrettiamoci anche noi, con
passo festoso!
Venite adoriamo il Signore.
Vedremo
l’eterno splendore del Padreterno nascosto nelle carne: / il Dio Bambino
avvolto in miseri panni.
Venite
adoriamo il Signore.
Riscaldiamo
con tenere carezze / Colui che, fattosi povero per noi,/ ora dorme nel
fieno;/chi non ricambierebbe l'amore di Colui/ che ci ama così tanto
VENITE
ADORIAMO IL SIGNORE.