Il PATER NOSTER di Igor Strawinskij nel repertorio del Coro Marmolada

di Sergio Piovesan

 

Durante una prova, pochi mesi fa, Claudio ci disse: "Proviamo questo" e, detto fatto, iniziò, con una voce, a cantare "Pater noster qui es in coelis"; la ripeté e provò  subito con una voce. Tutti gli altri coristi ascoltavano, alcuni un po' scettici (bastava vedere le loro facce) altri incuriositi. Preparata una voce, nel giro di pochi minuti, impostò  subito un'altra e, quindi, le mise assieme. Già a due voci si capiva subito che l'armonia era qualcosa di speciale ed anche gli scettici apparvero meno scettici. Prima di passare alle altre due voci Claudio ci rivelò che si trattava del "Pater noster" di Igor Stravinskij[1] nell'adattamento per voci pari virili di Gianni Malatesta. Già questa informazione servì ad entusiasmare alcuni e a rassicurare gli altri. È chiaro che lo scetticismo faceva parte del pensiero di coloro che, più di altri, sono legati al "classico" modo di cantare dei cori detti oggi "d'ispirazione popolare" e che un canto in latino, di origine gregoriana, pur se sviluppato ed armonizzato da un musicista di chiara fama,  poteva sembrare un qualcosa di fuori luogo. Ma, aggiunte le altre due voci e provate solo le prime battute a coro completo, tutti si convinsero di eseguire un brano importante, un brano armonicamente molto bello e questa convinzione aumentò aggiungendo altre battute. Nel giro di altre due prove riuscimmo a completarlo, almeno per quanto riguardava la lettura e l'apprendimento "grezzo" delle parti, non difficili. Quello che invece comprendemmo subito fu che non bastava aver appreso le parti, ma che serviva un'assimilazione dell'assieme e, soprattutto, seguire quella che era l'interpretazione che il "maestro" Claudio voleva dare. E questa è appunto la difficoltà del "Pater noster".

Accennavo all'origine gregoriana e questo genere musicale, si serve della "parola cantata" nel rivolgersi alla divinità; tale fatto non è una prerogativa della sola Chiesa Cattolica, ma di tutte le religioni costituite. La melodia del canto gregoriano deriva dalla salmodia ebraica influenzata dall'arte greca[2] e romana.

Scriveva Cicerone "Est autem in dicendo etiam quidam cantus obscurior" : "C'è nella parlata un certo qual canto piuttosto indefinito". Il canto, perciò, sarebbe la veste fonica del linguaggio durante le emozioni eccezionali della sfera estetica e sentimentale; l'uomo nel comunicare con l'extrasensibile, col divino, deve trovarsi posseduto da un profondo stato emotivo e, quindi, eleva la preghiera verbale alla sonorità del canto.  Il testo latino ecclesiastico con i suoi accenti già di per sé è una melodia, melodia che, trascritta con i neumi, era quasi esclusivamente ad una voce; poi il papa San Gregorio Magno[3] codificò il genere musicale che prese appunto il suo nome.

Ora tutti i coristi sono soddisfatti di questo brano, pure se di tipo "diverso" da quelli del nostro solito repertorio, e, anche se già eseguito durante la liturgia in ricordo dei coristi "andati avanti"[4], lo presenteremo ufficialmente durante i prossimi concerti di Natale sicuri del successo: la buona e bella musica, di qualsiasi tipo, è sempre valida.             


 

[1] Igor' Fëdorovič Stravinskij  nacque a Oranienbaum (oggi Lomonosov), nelle vicinanze di San Pietroburgo, in Russia, nel 1882 . Morì a New York il 6 aprile 1971, a ottantotto anni. Per sua espressa richiesta, la sua tomba è vicina a quella del suo collaboratore di vecchia data, Diaghilev, a Venezia nell'isola di San Michele

[2] Fino al 270 d.C. circa, la lingua ufficiale del culto cristiano fu la greca e solo dopo la latina. 

[3] Papa Gregorio Magno (540 - 604) sia con la rivoluzione musicale ed anche per molto altro trasformò la Chiesa da "romana" ad "europea".  

[4] 6 novembre 2012 presso la Chiesa di Altobello in Mestre