IL GAZZETTINO  - Sabato, 28 Gennaio 2006                                                                                                Torna indietro

 

 

UDINE
Carnia, un movimento una strategia

 

Ma quali pensieri e sentimenti avevano nella mente e nel cuore le oltre 1500 persone, fra cui tanti giovani e donne, che hanno lasciato le loro calde case nelle valli per recarsi nella buia e fredda sera del 16 dicembre a manifestare a Tolmezzo? Avevano, certamente, la contrarietà alla realizzazione dell'elettrodotto Wurmlach-Somplago della società Alpe Adria e della cava di gesso di Raveo . Ma ciò non basta. Non basta questa contrarietà a spiegare una partecipazione così vasta, sentita e responsabile, che, a memoria, non si è vista in Carnia dai tempi della soppressione del "trenino" Carnia-Tolmezzo. Evidentemente, elettrodotto e cava sono solo la parte emergente di un iceberg di pensieri, di sentimenti e di risentimenti, accumulati nel tempo, ben più profondi e radicati, che quella moltitudine di persone si porta appresso senza ancora riuscire ad esprimerli .

Quei pensieri e sentimenti ancora sommersi non è il caso di analizzarli uno per uno con le solite cantilene. Più comprensibile ed efficace, per chi vuole intendere, è chiamarli sinteticamente "malessere della Carnia". Malessere, che troverà inevitabilmente le vie ed i mezzi per esprimersi, per porre fine al "subir tacendo".

Il grande successo della manifestazione di Tolmezzo , nonostante le manovre della vigilia dell'assessore Sonego per farla fallire, è un chiaro segnale che la Carnia è in movimento. Sì, in Carnia c'è un movimento popolare!

Ma, purtroppo, questo movimento non ha una strategia complessiva che riunisca e compatti in un "unicum", temprato e tagliente come punta di lancia, le rivendicazioni storiche e recenti della Carnia, che disegni un modello di vita economico, sociale, culturale istituzionale per la Carnia ed in Carnia. Tale mancanza comporta il rischio dello spegnimento dello stesso movimento una volta che la vicenda dell'elettrodotto perverrà ad una conclusione, quale essa sia, con la conseguenza del permanere dell'iceberg inespresso e del ritorno del "subir tacendo", in attesa della successiva aggressione alla Carnia, che provocherà un'ulteriore temporanea fiammata di protesta.

E allora, il compito primario dei comitati, a cui va il merito del grande successo della manifestazione di Tolmezzo, è quello di elaborare una strategia complessiva, una piattaforma di rivendicazioni ben ferme e decise verso la Regione, in cui trovino sintesi i problemi vecchi e nuovi della Carnia. Trattasi di dare testa alle gambe del movimento e ancora più forti gambe alla sua rafforzata testa. Trattasi di dare espressione chiara ed incisiva a quei pensieri, sentimenti e risentimenti che la gente si porta inespressi nella mente e nel cuore. Trattasi di trasformare il "malessere della Carnia" in "forza della Carnia".

Questo i comitati lo devono fare non correndo dietro ai vari partiti che hanno sabotato e disertato la manifestazione, che stanno dalla parte del potere (e della prepotenza) della Regione e di Alpe Adria, non svilendo e sfigurando lo slogan "no all'elettrodotto", con cui la gente è stata chiamata a manifestare, in quello ben diverso e fuorviante di "un elettrodotto per la Carnia" come se quello di Alpe Adria fosse già morto e sepolto, mentre così non è, come se in Carnia non si producesse già tantissima energia! Non chiamando personaggi esterni, pur rispettabili, perché ci spieghino ciò che già sappiamo o per portare il movimento sotto il loro ombrello politico e forse elettorale. Non sostituendosi ai sindaci ed alla Comunità montana nel formulare proposte di compromesso, poiché i comitati non sono istituzioni e ben altro e diverso è il loro compito e perché è bene che ognuno faccia il proprio mestiere e lo faccia bene.

Il successo della manifestazione impone ai comitati di non fermarsi, ma di andare avanti per la propria strada senza perdere tempo, tenendo assemblee in tutti i paesi, sia per costruire dal basso una piattaforma rivendicativa della Carnia, sia per rafforzare ed estendere il movimento costituendo tanti comitati locali. I comitati sono strumenti di partecipazione e di lotta popolare e devono stare con i piedi ben saldi sulla propria terra, autonomi, liberi ed un po' "salvadis". Perchè questo è il momento della lotta, non della diplomazia! Quella verrà dopo. Ogni cosa a suo tempo!

Così facendo, la prossima manifestazione a Tolmezzo (e perché no a Trieste) vedrà la partecipazione di tante migliaia di persone ed allora in Regione dovranno prendere atto, volenti o no, che la priorità regionale è la montagna e non le holding finanziarie, estranee alla gente, o la sottrazione ai Comuni montani della gestione dell'acquedotto. Sì, perché i problemi irrisolti della Carnia derivano da una priorità finora negatale! Ed inoltre, se è vero che la Carnia non è tutta la montagna, vero è anche che non c'è la montagna senza la Carnia. E se la Carnia si mette in movimento anche l'altra montagna si muoverà. E poiché, come diceva Feo di Bean, la Carnia è la madre del Friuli, chissà che la Carnia in movimento non stimoli anche al Friuli, a trovare, nel XXX del terremoto, lo spirito, il coraggio ed i valori di allora.

Franceschino Barazzutti

Giorgio Ferigo

"Movimento Mont" Associazione politico culturale per la montagna                                                                                                                          Torna indietro