Comunicato stampa del
COMITATO CONTRO LA CAVA DI RAVEO
Raveo 5 marzo 2005
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La comunità carnica di Raveo (Udine) si ribella: i
re veneti della ghiaia non passeranno, non vogliamo questa gente perché non
vogliamo una cava che ci disastri il territorio ed ogni tentativo di
schiacciare la nostra volontà e zittirci diventerà un boomerang per chi ci
proverà.
Dopo una lunga battaglia senza esclusioni di
colpi, il 2 marzo la Regione Friuli
Venezia Giulia (Commissione tecnico-consultiva VIA) avrebbe dovuto porre la
parola fine sulla tanto contestata ipotesi di realizzazione di
una cava di gesso (già bocciata da Provincia di Udine e Comuni
contermini) che il Gruppo Grigolin intenderebbe attuare nel territorio del
nostro comune di Raveo, ma la decisione è stata rinviata a data da destinarsi e
sulle motivazioni di tale slittamento è sceso il più fitto mistero.
In paese la notizia ha fatto inferocire la
popolazione che attendeva un no deciso da Trieste e la tensione è acuita da un
accavallarsi di situazioni tutt’altro che tranquillizzanti, quali insidiose
pressioni a chi non vuole cedere i propri terreni; interviste di reti
televisive del Friuli orientale che censurano la contrarietà alla cava; e
indirette promesse occupazionali,
smentite dalle stesse documentazioni fornite dai
Grigolin che cambiano continuamente versione sulla reale destinazione del gesso
che vorrebbero estrarre a Raveo. Non amiamo questi comportamenti e non saranno
le lusinghe e le pressioni a farci cedere; anzi stanno ottenendo proprio
l’effetto contrario: siamo abituati a decidere e non a subire prepotenze da
chicchessia.
Che Raveo non vuole tale sciagurato impianto
estrattivo lo ha dimostrato l’ultimo risultato elettorale che ha premiato chi
ha assicurato di battersi contro le devastazioni e lo ribadisce la miriade di
striscioni che, dai balconi e dalle finestre del paese, da mesi grida il “No
alla cava” della nostra gente.
E’ gente, questa, saggia e accorta, oltre che
attenta a quanto accade anche fuori dalla propria valle e proprio per questo è
rimasta ancora più scossa negli ultimi
giorni notando un’ulteriore serie di accadimenti inquietanti: uno studio
toponomastico (subito rilanciato dal sito internet su Raveo) ha stabilito che
il significato del nome del nostro paese viene da un lemma
prelatino che significa “smottamento, frana”.
Questo ha confermato gli ammonimenti da tempo ripetuti dagli anziani, secondo
cui mai si portavano al pascolo i bovini nell’instabile zona della richiesta
cava, perché ciò significava comprometterne l’incolumità; ora sono in molti a
ricordare il monito degli anziani di Erto, Casso e Longarone sul sinistro
significato del nome del Monte Toc e da noi il parallelo passa per una serie di
perizie geologiche che non lascia adito a dubbi sulla pericolosità dell’area
della richiesta cava e poco ci importa che chi causerà il disastro finirà per
rispondere alla giustizia, bensì ci spaventa la certezza che al primo scavo o
alla prima forte poggia ci saranno vite in pericolo. Ma non basta: i contatti
extraregionali ed esteri che abbiamo avviato ci hanno portato ad esprimere
ulteriori enormi riserve sui reali interessi in gioco, alla luce della
battaglia avviata nella vicinissima Carinzia, dove
ci sono piani di stoccaggio nelle viscere di un monte al nostro confine di
scorie radioattive provenienti dalla famigerata centrale atomica sloveno-croata
di Krsko e in futuro da altri Paesi dell’Est.
Ancora, stiamo seguendo le vicende giudiziarie ed
i sequestri in Veneto di opere stradali servite a occultare i rifiuti
altrimenti destinati a costosi smaltimenti legali. Come non pensare che un
sistema di estrazione prospettato dalla Grigolin a Raveo riguarda proprio la
realizzazione di tunnel (senza soffermarsi sui fondi pubblici che erano stati
impiegati per mettere in sicurezza la stessa zona, che è al confine con un
parco intercomunale in espansione e comprende antiche vestigia sotto vincolo e
aree di interesse archeologico per la presenza di testimonianze della presenza
di celti e longobardi). Come non pensare, ancora, che le lusinghe venete hanno
compreso il dono di una strada più comoda e grande per far fronte al traffico
pesante.
Come non rabbrividire, infine, apprendendo delle
numerose pendenze giudiziarie del Gruppo Grigolin per ipotesi di reato che
vanno dalla corruzione a una vasta serie di reati ambientali tra cui lo
smaltimento abusivo di rifiuti, il dissesto idrogeologico, il danneggiamento
ambientale ed il sabotaggio di opere
militari. Notizie come queste ci rendono davvero molto diffidenti e vanno a
rafforzare ogni prospettiva nefasta che converge a spiegarci l’operato di chi
sostiene un progetto che in sé, per la parte ufficiale, non prospetta guadagni
tali da essere perseguito con tanto accanimento. Una cosa è certa: non subiremo
decisioni prese dall’alto o la prepotenza di gruppi industriali che dimostrano
fin dall’inizio la natura dei loro “metodi”. Per questo ci stiamo, tra l’altro,
organizzando per portare nei prossimi giorni la nostra protesta fino a Trieste,
sapendo che il peso dei disagi di un impianto estrattivo sarebbe sì tutto
nostro, (compreso il destino certo della cava che, una volta esaurita, sarebbe
quello di una discarica a cielo aperto o di un reticolo di cunicoli imbottito
di scorie radioattive), ma avendo contestualmente la pari consapevolezza che il
disastro ambientale sarebbe di tutti, compresi quanti (e sono migliaia anche a
Trieste e nel resto del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto) hanno imparato a
conoscere e apprezzare la nostra
splendida valle ed i suoi prodotti tipici,
unici pilastri di una possibile crescita nei
canoni di uno sviluppo moderno, remunerativo ed ecosostenibile.
Presidente
del
Comitato Contro la Cava di Raveo
Per info: tel.
0433 746212
cell. 320 0932058