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venerdì, 10 marzo 2006

 

 

Accusa di corruzione al sottosegretario Moffa (An) «espulso» dal suo Comune

La replica: «Messo fuori dal mio collegio elettorale, ma non ho mai commesso illeciti»

Roma, il giudice ha disposto il «divieto di dimora» dell' ex sindaco

 

ROMA - Corruzione e abuso di ufficio, scoppia il caso Colleferro. Nel mirino della magistratura di Velletri il sottosegretario alle infrastrutture Silvano Moffa, esponente di An e candidato alla Camera nel collegio Lazio 1 e anche in quello del Molise dove è il numero due dopo Gianfranco Fini. Moffa è stato «interdetto» dal territorio del comune di Colleferro (Roma), il capoluogo della valle del Sacco di cui è stato sindaco dal 1993 al 2001 e poi dal 2004 allo scorso gennaio quando si è dimesso per incompatibilità con la sua candidatura alle politiche. Sottosegretario alle Infrastrutture nonché ex presidente della Provincia di Roma dal ' 98 al 2003 e coordinatore romano del programma di Alleanza Nazionale, Moffa è stato raggiunto ieri mattina da un' ordinanza del gip Aldo Morgigni di Velletri (il provvedimento di interdizione, appunto) che ha scatenato una tempesta nel comune, già duramente colpito dall' emergenza ambientale per l' inquinamento prodotto da discariche incontrollate di rifiuti industriali. È stata la Guardia di finanza a comunicare al sottosegretario l' ordinanza del Gip: il giudice ha disposto il «divieto di dimora nel Comune di Colleferro» per l' ex sindaco e altri tre indagati per corruzione, Maurizio Grigolin titolare di una fornace, Gaetano Iacobucci direttore del consorzio Sloi in cui sorge lo stabilimento e Claudio Pallotta responsabile dell' ufficio tecnico del comune di Colleferro. Per questo «sodalizio» dotato secondo il Gip di «notevoli capacità criminose» il pm Travaglini aveva chiesto la custodia in carcere. Il gip ha optato per una soluzione più morbida estendendo però il divieto di dimora anche a «tutte le sedi e gli stabilimenti di produzione del gruppo Grigolin sul territorio nazionale» e disponendo il divieto di esercitare uffici direttivi. Per Iacobucci e Pallotta è scattato poi l' interdizione dalle rispettive professioni, mentre sono finiti sotto sequestro la fornace Grigolin e il conto in banca della Sloi. L' inchiesta è partita da una nutrita serie di provvedimenti amministrativi, giudicati totalmente illeciti, con cui è stato varato alla periferia di Colleferro un contestato piano di nuovi insediamenti industriali, lo Sloi (Servizio logistico intermodale), che ha preso corpo con l' operazione Grigolin, l' insediamento di una fornace. In cambio di una lunga serie di illeciti il titolare della fornace ha poi versato alla Sloi la somma di un milione e 492 mila euro, in un conto a cui Moffa avrebbe continuato ad avere accesso anche dopo non essere più presidente del consiglio di amministrazione. Nel nuovo comprensorio di venti ettari della Sloi la fornace è stata autorizzata in una zona inizialmente agricola, senza poi tener conto di pareri obbligatori sull' inquinamento acustico, sullo scarico delle acque reflue, sui vincoli idrogeologici. Secca la reazione del sottosegretario: «Singolare coincidenza tra questa inibizione da Colleferro, mio collegio elettorale - ha dichiarato Moffa - e il fatto che due giorni fa ho presentato la mia candidatura alla Camera». Nel merito, poi, Moffa si è detto fiducioso che «l' insussistenza dei fatti ipotizzati sia quanto prima accertata dal Tribunale». Moffa ha anche ricordato di non aver mai avuto disponibilità di «somme illecite».

 

Paolo Brogi