Spett.
Regione
Autonoma del Friuli Venezia Giulia
Direzione
Centrale dell’Ambiente e dei Lavori Pubblici
Servizio
V.I.A.
Via
Giulia, 75/1
34126
TRISTE TS
Oggetto: Procedura di valutazione di impatto
ambientale del progetto di coltivazione della cava di
gesso da denominare “Chiarzò”, ricadente
nel Comune di Raveo.
Osservazioni sulle integrazioni trasmesse
con nota dell’8.11.2004 prot. ALP11-42653-VIA/170
(Racc.R.R. ritirata il 29.11.2004).
La sottoscritta Lucia Ariis, in quanto individuata fra il pubblico interessato con decreto del Direttore del Servizio per il V.I.A. n. ALP.11/518/VIA/170, relativamente all’oggetto, fa presente che le integrazioni alla precedente relazione presentate dalla ditta C.P.S. s.r.l. non soddisfano la scrivente. In particolare:
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dagli
elaborati A8 e A9 “Utilizzo di gessi sintetici come regolatori di presa nella
produzione di cemento della Superbeton del Gruppo Grigolin” si evince, fra
l’altro, quanto segue:
1) le
conclusioni delle due consulenze ritengono auspicabile l’utilizzo dei gessi
chimici nell’industria cementiera italiana anche se detto utilizzo, soprattutto
sul piano economico e per l’atipicità del Gruppo Gregolin, sarebbe
antieconomico;
2) l’utilizzo
dei gessi chimici ha largo uso in Inghilterra, Germania e Stati Uniti anche grazie al materiale
esportato dell’ENEL;
3) un
processo alle intenzioni (elaborato A8 – pag.5 penultimo capoverso) ad un
ipotetico produttore italiano di energia che “… per risparmiare sulla
manutenzione degli impianti, possa mettere sul mercato gessi da desolforazione
con composizione estremamente variabile …”.
Dette
conclusioni non coincidono con le affermazioni espresse nell’elaborato A10 a
pag. 167, ultimo capoverso.
Inoltre, in relazione al punto 1) prendo atto dell’auspicabilità sull’utilizzo dei gessi chimici, soprattutto per la salvaguardia dell’ambiente, ma ritengo che non sia compito della comunità di Raveo sopperire all’atipicità del Gruppo Gregolin e ad un “aiuto” economico allo stesso anche perché non è da imputare ad alcun ente pubblico territoriale, né tanto meno agli abitanti che su esso gravitano, la deficienza della ricerca, in particolare nel campo chimico-industriale, da parte delle industrie private nel nostro paese. Maggiori risorse investite nella ricerca produrranno ricchezza non solo per la singola industria, ma anche per tutto il comparto e, alla fine, per tutta la comunità.
Il
punto 2) non fa altro che ribadire il concetto di cui sopra in quanto non vedo
perché il largo uso di gessi chimici
fatto in Inghilterra, Germania e Stati Uniti non possa avvenire anche in Italia
visto che l’ENEL è il massimo produttore di energia proprio nel nostro paese.
Per
quanto riguarda l’ultimo punto mi sembra poco corretto prendere posizione in
base ad un ipotetico modo di agire da parte di un, sempre ipotetico, produttore
italiano di energia.
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Nella mia precedente segnalazione del 14 maggio
ultimo scorso facevo presente, al punto 2) l’assoluta mancanza di un’analisi
sulla salute degli abitanti relativamente all’impatto con polveri, traffico e
rumore. Quest’analisi manca anche nell’attuale studio presentato dalla C.P.S.
srl e, pertanto, torno a ribadire l’esigenza della richiesta.
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Per quanto riguarda poi il sito individuato per
l’apertura della cava faccio presente che sul terreno, evidenziato anche sulla
cartina di pag. 19 dell’elaborato A 10, insiste un sentiero che, portando a
terreni di diversi proprietari, sia all’interno che all’esterno del perimetro
della cava, è soggetto a servitù di passaggio; su questo sentiero e sulle relative
servitù non esiste alcuna indicazione nello studio. Sulla cartina di cui sopra
detto sentiero è individuabile dal tratteggio ondulato che attraversa in
altezza tutta la zona della cava.
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A pag. 168 dell’alaborato A 10 viene ventilata la
disponibilità del gruppo Grigolin a costruire “… una fabbrica, in Raveo, per
la trasformazione del gesso in prodotti finiti da immettere nel mercato,
realizzando nuovi posti di lavoro valutabili fino ad alcune decine.”. Detta
disponibilità è, a parer mio, uno specchietto per le allodole in quanto non
vorrei che, come successo di recente in Carnia, dopo aver creato, in Raveo e
solo per un po’ di tempo, aspettative di lavoro e quindi un’organizzazione
sociale e familiare legata anche alla nuova impresa, la ditta C.P.S., che è
un’industria privata e che, quindi, ha come fine l’utile, dopo aver avuto
magari anche delle facilitazioni pubbliche, chiudesse per delocalizzare perché,
ad esempio, nella vicina Slovenia il costo della mano d’opera è inferiore.
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Per quanto attiene la situazione del terreno, non
è necessario essere geologi per
constatare il riformarsi di un movimento franoso in località Quals all’innesto
della mulattiera con la strada forestale
asfaltata che da Raveo conduce a
Valdie, movimento franoso che l’attività della cava, immediatamente sotto,
peggiorerebbe notevolmente. Questa zona si trova poco più su del Santuario
della Madonna del Monte Castellano e dell’ex Romitorio, edifici rispettivamente
del 1620 e degli inizi del ‘700. Che poi questi edifici non siano abitati, come
espresso a pag. 142 dell’elaborato A 10, non ha alcuna rilevanza; inoltre,
anche se detti edifici non sono nell’area della cava, non è assolutamente
sicuro che gli stessi non subiscano danni dalle onde, sia nell’aria che nel
terreno, degli scoppi di mina.
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A pag. 144 e seguenti dell’elaborato A 10 viene
considerata la frequenza turistica a Raveo prendendo in considerazione i dati
dell’Ufficio Turistico di Villa Santina. Appare evidente il fatto di voler
sminuire la vocazione turistica del paese in quanto non tutti coloro che
vengono a Raveo si rivolgono all’Ufficio di cui sopra. In effetti non si
possono dare i numeri a caso, né in senso negativo né in quello positivo. Anche
affermare che la mostra dell’artista Vriz, nell’agosto 2003, abbia avuto 1000
visitatori, è “dare i numeri” in quanto l’ingresso alla mostra stessa era
libero senza possibilità, quindi, di alcun conteggio; per visitare detta mostra
non veniva emesso alcun biglietto. Se poi il numero è stato ricavato dal
registro delle firme, non tutti i visitatori lo fanno. Quindi, se è vero che vi
siano stati 1000 visitatori, cioè più del doppio degli abitanti, direi che il
flusso è stato notevole e, di conseguenza, anche il movimento turistico. E
quali saranno gli sviluppi futuri? È certo che l’apertura di una cava, con
polveri, botti di mine e aumento del traffico, non incentiverà il turismo che,
pur senza un supporto di dati sicuri, a sensazione mia, che vi soggiorno
durante il periodo estivo, è in aumento.
Ringrazio per l’attenzione
e saluto.
Lucia Ariis
Venezia, 15 dicembre
2004