LA CAVA DI
GESSO A RAVEO Torna
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La Società C.P.S. s.r.l.
di Caneva di Sacile, una delle maggiori ditte operanti in Regione
nel settore dellestrazione del calcare, intende aprire una
cava di gesso a Raveo in località "Suvice" tra il rio
omonimo ed il "Riu dai Bès". Da anni ha sguinzagliato
periti e geometri locali per acquistare i terreni interessati dal
progetto. Praticamente tutti gli ormai ex proprietari, allettati
dal prezzo offerto, (dalle 1000 alle 2500 lire al mq.) hanno già
venduto. Mancano però ancora pochi indecisi che si sono posti
alcuni interrogativi e hanno valutato i pro ed i contro di un
progetto del genere.
Innanzitutto che tipo di
cava sarà?
Visto il progetto, essa
consisterà in un prelievo di materiale a cielo aperto con la
realizzazione di enormi gradini che, partendo dalla parte alta,
scenderanno fino a livello del Chiarzò dove sarà realizzato un
piazzale per operare una prima lavorazione del materiale. si
estrarranno circa un milione di metri cubi di gesso (solfato di
calcio), ma già la ditta penserebbe di ampliare larea
oggetto di coltivazione.
Facciamo però alcune
considerazioni.
- Raveo è sicuramente
un paese che, in futuro, potrà trovare beneficio dal
turismo offrendo allospite una natura ancora
incontaminata ed un ambiente tranquillo e gradevole. Lo
favorisce la vicinanza ai poli turistici invernali ed
estivi maggiori della Regione e la facilità di
comunicazione agli stessi ed alla città. Qui cè
la possibilità di sviluppare itinerari interessanti, sia
di carattere storico che paesaggistico. Tutto questo,
però, va salvaguardato da deturpazioni e manomissioni
inutili; basti pensare allimpatto ambientale
prodotto dallelettrodotto costruito sopra il paese.
Quegli enormi tralicci faranno parte del paesaggio per
sempre: non ce li toglie più nessuno.
- A valle della cava ci
sarà un piazzale, dove frantoi e macchinari
rumorosissimi lavoreranno il materiale grezzo estratto e
si udiranno fino in paese. Chi avesse dubbi provi ad
avvicinarsi ad una cava esistente. Per le strade sotto il
paese fino a Villa Santina, passeranno non meno di 50
camion al giorno creando ulteriore disagio. Il pulviscolo
prodotto dalle lavorazioni si propagherà anche a
distanza.
- Il Chiarzò,
lunica acqua libera che ci è ancora rimasta,
verrà sicuramente almeno parzialmente captato ed
utilizzato per le operazioni alla cava e sarà, quindi,
sporcato ed intorpidito. Nessuno potrà andare,
destate, a trovare refrigerio nel torrente od a
passeggiare fino alla cascata Cladonde.
- La zona è
sicuramente geologicamente instabile essendo, appunto,
gessosa. Basti pensare a quanto successo
nellalluvione del 1966. Pertanto altrare con scavi
il già precario equilibrio esistente potrà causare
notevoli dissesti e pericoli futuri.
- La Società assicura
che la cava verrà, una volta terminata la coltivazione,
ritombata e ripristinato lhabitat naturale
preesistente. Siamo sicuri che sarà fatto? Se ci
guardiamo in giro non abbiamo esempi tranquilizzanti. La
cava della Vinadia doveva essere ripristinata, ma dopo un
contenzioso che dura da anni vi sembra sia stato
realizzato? E soprattutto, chi ci assicura che, una volta
terminati i lavori, la zona non si trasformi in una
discarica? Niente di più facile anche se adesso tutti lo
escludono. I tempi di cui si parla sono lunghi, minimo 30
anni a detta della stessa ditta. Attenzione, le leggi
cambiano, i politici anche e lesigenza di spazi
dove buttare i rifiuti aumenta. Facciamoci un pensierino!
I terreni non saranno più di proprietà dei residenti ed
i nuovi padroni abitano lontano; realizzarebbero così un
ulteriore guadagno e la zona sarà già degrata! Non è
meglio non rischiare?
- Il Piano Regolatore
attuale del Comune prevede la possibilità di attività
estrattiva della zona; peccato venga a confinare con un
Parco Intercomunale già realizzato al quale
lAmministrazione locale sembra tenerci molto. Non
sembrano scelte compatibili creare zone di tutela a
contatto con aree destinate al degrado.
- I vantaggi, a detta
della Società, potrebbero essere due: 1) nuova
occupazione e 2) utile al Comune tramite un indennizzo
calcolato per ogni metro cubo di materiale estratto.
Sulloccupazione è meglio non contare. Queste ditte
arrivano con i loro autisti ed escavatoristi già
operanti nelle altre cave; daltronde
lattività non sarà continuativa ed infatti i
tecnici della Società dicono che si estrarrà a seconda
dellandamento del prezzo e della richiesta del
mercato. Il comune, dal canto suo, introiterà dai 50 ai
60 milioni di vecchie lire dilazionate negli anni di
attività. Cosa si realizzarebbe con cifre così ridicole
al giorno doggi? Il disagio, il danno ed il rischio
sono risarciti?
Gli ormai ex proprietari
hanno svenduto ad estranei i terreni che i nostri vecchi hanno
sudato per comperare e sudato ancora per renderli produttivi e
garantirsi così una vita dignitosa. Siamo rimasti senza memoria?
Il Carnico è vissuto con la terra, rispetta la natura e la
tutela ed il suo rapporto con essa è alla base del suo
carattere. A questo foglio informativo seguiranno altre
iniziative, presso gli organi competenti con lausilio delle
associazioni ambientaliste. Verrà inoltre promossa una raccolta
di firme tra i residenti da presentare agli amministratori locali
e non per rendere palese lopinione dei diretti interessati.
Perché
lAmministrazione non si è premurata di informare
correttamente e sentire un parere dei cittadini che è chiamata a
rappresentare? Ci sono forse interessi che non conosciamo?
RIFLETTIAMO UN
PO PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
Il
Comitato contro la cava
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