IL GAZZETTINO

Martedì, 9 gennaio 2007

 

SPESE IN GIUNTA

Per il presidente e gli assessori solo auto da 3.000 di cilindrata

Venezia

Il diritto all'auto blu con autista compete in Veneto, naturalmente per motivi di servizio, al presidente della giunta regionale, al suo vice e a tutti gli assessori. Quindi in totale a palazzo Balbi servono dodici auto. Quanto al consiglio regionale ne hanno diritto il presidente e i due vice. Inoltre, poichè le sedi istituzionali si trovano a Venezia affacciate sul Canal Grande, sia la giunta che il consiglio hanno a disposizione un certo numero di motoscafi (da tre a cinque) per gli spostamenti via acqua.

Ciò premesso vediamo come stanno le cose a palazzo Balbi e a palazzo Ferro Fini. La giunta aveva in corso dal 2004 un contratto di noleggio di quindici Lancia Thesis 2.4 Jtd con la Arval Service Lease Italia spa in scadenza al 30 novembre 2006 e che è stato prorogato con una delibera di giunta del 28 novembre scorso sino al 31 maggio 2007 per consentire l'indizione di una nuova gara d'appalto. La proroga del contratto prevede le stesse condizioni del precedente e verrà a costare 127.440 euro, Iva inclusa, ovvero 21.240 euro al mese. La giunta, quindi, ha quindici auto blu in leasing che vengono condotte da autisti dipendenti della Regione. Dei dodici assessori in carica, solo due non utilizzano l'auto blu e cioè i due leghisti Luca Zaia che viaggia con un autista di fiducia e Flavio Tosi che guida personalmente la propria auto. Mentre Oscar De Bona, socialista bellunese, ha ottenuto di viaggiare su una più pratica Fiat Stilo.

Con delibera di giunta del 19 dicembre scorso è stata indetta una gara europea per il noleggio di tredici auto (quindi due in meno) che devono rispondere a tutta una serie di requisiti minimi elencati nel capitolato speciale d'appalto: berlina tre volumi, quattro porte, alimentazione diesel, trazione integrale, cinque posti, potenza non inferiore a 140 Kw pari a una cilindrata di circa 3.000 cc, conformità alle norme Euro4, lunghezza non inferiore a 480 cm., larghezza non inferiore a 180 cm., air bag lato guida e lato passeggero e laterali anteriori e posteriori, Abs, cambio automatico, autoradio, navigatore satellitare e via dicendo.

In pratica, la scelta viene ristretta all'Audi A6, alla Bmw Serie 5, alla Mercedes classe E e alla Volkswagen Phaeton con esclusione di tutte le case di produzione italiane i cui modelli top non hanno tutti i requisiti richiesti. Quanto alla spesa preventivata, nonostante la diminuzione delle auto, dovrebbe leggermente salire rispetto a quella attuale biennale di 509.760 euro, Iva inclusa.Il consiglio regionale, invece, ha a disposizione, di proprietà, quattro autovetture e un furgone Mercedes Vito capace di trasportare sette passeggeri oltre all'autista. Il presidente viaggia su un'Audi A8 mentre i vice devono accontentarsi di un'Audi A6. Particolare curioso: nelle ultime tre legislature un vicepresidente ha sempre rinunciato all'auto blu, l'allora leghista Fabrizio Comencini dal 1995 al 2000, Gustavo Franchetto (Margherita) dal 2000 al 2005 e ora Achille Variati, pure lui della Margherita.

Giuseppe Tedesco

 

 

Auto blu, Galan denuncia: «Imbroglio mediatico»

I vescovi Zenti (Vittorio Veneto), Mattiazzo (Padova) e Soravito (Rovigo) smentiscono le dichiarazioni loro attribuite

Venezia

La querelle tra il presidente della giunta regionale, Giancarlo Galan, e il Corriere del Veneto vede aggiungersi ora un nuovo capitolo. Ieri, infatti, i tre vescovi - Giuseppe Zenti di Vittorio Veneto, Antonio Mattiazzo di Padova, Lucio Soravito di Rovigo - i quali secondo il quotidiano avrebbero criticato alcuni atteggiamenti dei politici in Regione, in particolare rispetto alle auto blu, hanno lanciato una ciambella di salvataggio al governatore, smarcandosi da ciò che aveva pubblicato il Corriere.

«Di sicuro un "pasticcio giornalistico" - premette il governatore dopo aver letto la lettera vergata a mano con cui monsignor Zenti spiega come sono andate le cose - che si è esteso però a chi politicamente riteneva di trarne vantaggio provocando in tal modo polemiche senza senso, seppure imbastite allo scopo di far male. Di qui articoli di fondo, commenti di varia natura, comunque sempre conditi con rimproveri aspri, ingenerosi, frutto di sussulti moralistici e così scandalizzandosi e scandalizzando la "cosa" viene sbattuta in prima pagina con la Regione sul banco degli imputati». «E nella lettera inviatami da monsignor Zenti leggo questo passaggio, che ritengo utile far conoscere integralmente, tacendo solo il nome della testata giornalistica - passa all'attacco Galan carta alla mano - Cito dalla lettera del vescovo di Vittorio Veneto: "Stavo viaggiando, con il mio segretario alla guida. Chiama per cellulare una giornalista... di cui non ricordo il nome. Mi provoca in questi termini. Giornalista: che cosa risponde lei, come vescovo, a nome della Chiesa, alla proposta del consiglio regionale di raddoppiarsi lo stipendio? Io: non ne ho sentito parlare. E il fatto in sé esula dalle mie competenze di vescovo. Giornalista: comunque, anche se non ha letto la notizia, che cosa ne pensa? Io: non mi consta che in una sola volta si raddoppino l'indennizzo"».

«Capito? Per ottenere la risposta "giusta" si fa una domanda sbagliata, scorretta, provocatoria, della serie "il consiglio regionale si è raddoppiato lo stipendio, lei che ne pensa? - è la conclusione cui arriva il presidente - Nella stessa lettera poi monsignor Zenti fa delle considerazioni sull'etica sociale e sui doveri della politica, considerazioni più che condivisibili naturalmente. Infine, la lettera affronta la "questione delle macchine blu", una questione sulla quale - scrive il vescovo - "da parte della giornalista non c'è stato un solo mozzicone di parola... è scontato che non posso aver proferito parola"».

E a dar man forte al governatore arriva anche un comunicato dell'ufficio stampa della Diocesi di Padova che, a nome del vescovo mons. Antonio Mattiazzo, precisa che «le affermazioni attribuite al presule padovano, pubblicate lo scorso 5 gennaio dal Corriere del Veneto, non sono direttamente riferite alla questione delle "auto blu" e più ampiamente al dibattito aperto dalla stampa locale sulle spese della Regione». «Il vescovo di Padova, infatti, non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito a tale argomento - precisa ancora il comunicato - Quelli riportati dal Corriere del Veneto sono incisi tratti da precedenti pronunciamenti del vescovo, enunciati in altre e diverse occasioni e malamente contestualizzati dal quotidiano veneto. Il vescovo Antonio, infatti, sempre attento ai grandi temi della dottrina sociale della Chiesa, ha più volte e in diverse occasioni e contesti sottolineato la necessità di non cadere nei meccanismi consumistici della società di oggi e di porre il bene comune come obiettivo prioritario». Mentre monsignor Soravito, interrogato a margine di un incontro pubblico a Rovigo, ha ammesso di avere fatto considerazioni di ordine generale sulla necessità di morigeratezza senza alcun riferimento ad auto blu o aumenti delle pensioni.

«Chiarito che da parte dei tre vescovi non c'è stato alcun intervento direttamente riferibile a "scandali" inesistenti - conclude Galan facendo in qualche modo ammenda per le sue dichiarazioni in risposta a quelle, ora smentite, dei vescovi - chiarisco da parte mia ciò che non ci sarebbe bisogno alcuno di chiarire. Ma visto l'oceano di malafede che c'è in giro, è bene dire che il mio accenno polemico al sociale, fatto a commento dei commenti scorrettamente attribuiti ai vescovi, è stato fatto per ricordare a tutti il grande impegno della Regione del Veneto a sostegno della galassia del sociale». «Figurarsi se la Regione cambia la propria politica in un settore da noi ritenuto fondamentale a seguito di assurdità giornalistiche assolutamente strumentali - si fa un po' di pubblicità il presidente Galan - Così colgo l'occasione per ribadire che poche altre Regioni offrono altrettanta qualità nei servizi territoriali di quella garantita dalla nostra Regione. Tra volontariato, disabilità, dipendenze, case di riposo, minori, immigrati e vari sostegni alla scuola, non escluse le scuole paritarie, la Regione del Veneto investe oltre 740 milioni di euro».

E in serata dal Corriere del Veneto arriva la smentita della smentita: «Non esiste alcun pasticcio giornalistico». «Le affermazioni in particolare del vescovo di Vittorio Veneto, mons. Giuseppe Zenti, che ha invitato i cittadini a non votare più i politici che si aumentano i compensi e si assegnano privilegi, sono frutto di una telefonata durata quasi un'ora - precisa il quotidiano - Dichiarazioni, quelle di Zenti, seguite all'articolata elencazione dei temi sul tappeto in questi giorni: auto blu, acquisto di palazzi di rappresentanza, aumenti di pensione e Tfr dei consiglieri regionali. Il vescovo di Vittorio Veneto ha dato il suo giudizio, quindi, completamente informato di quanto peraltro era apparso sul giornale il giorno stesso».«Per quanto riguarda le dichiarazioni del vescovo di Padova mons. Mattiazzo - prosegue - nel giornale sono riportate al passato perché concordate con la Diocesi, che ha sottolineato come più volte il presule avesse affrontato il problema della moralità della politica e ha fornito lei stessa l'indicazione dei passi da utilizzare contestualmente alla nuova polemica. E ad altra polemica non si poteva alludere, visto che si parlava di auto blu, palazzi e pensioni aumentate». Infine, per quanto riguarda il vescovo di Rovigo «proprio ieri - sottolinea il giornale - ha ribadito la sua contrarietà sia alle spese eccessive della politica che all'atteggiamento del presidente Galan nei confronti dei responsabili delle Diocesi».

 

 

IL SINDACATO AUTISTI

«È molto più costoso il rimborso spese di chi usa la propria macchina»

Venezia

L'auto blu?? È molto più conveniente del rimborso al politico o amministratore che usa l'auto propria e poi chiede il rimborso. A sottolinearlo è Andrea Vignotto, segretario nazionale del Siar, Sindacato autonomo autisti di rappresentanza. «Il politico - spiega - quando utilizza l'auto propria ha diritto ad un rimborso chilometrico di circa 0,50 euro al Km, riferito alla vigente tariffario Aci, oltre a pedaggi, pagamento dei parcheggi e assicurazione Rca. E considerando che ci si attiene alle dichiarazioni sottoscritte dagli stessi politici per quanto riguarda pedaggi e chilometri percorsi, tutto rigorosamente "sulla fiducia"».

Attualmente, fanno presente al Siar, in Italia tra Comuni, Province, Regioni, ministeri ecc. vengono utilizzate circa 2mila auto blu; il numero aumenta a dismisura se consideriamo le autovetture "non blu" per i così detti "servizi ausiliari", ossia non utilizzate dai politici, ma principalmente per gli spostamenti di dirigenti e funzionari. «Il vero problema della Finanza Pubblica va cercato altrove e non colpendo le auto di rappresentanza, considerato che queste ultime vengono ad incidere meno rispetto ai rimborsi spese richiesti dai politici e meno delle "altre autovetture" di servizio che sono numericamente 40 volte superiori rispetto alle auto blu, che sicuramente fanno vivere la categoria degli autisti di rappresentanza e le loro famiglie - sottolinea Vignotto - Riguardo al fatto che alcuni Enti hanno optato per l'acquisto di autoveicoli di marca straniera, è da sottolineare che le Case italiane ad esempio non forniscono auto blindate se non a costi molto maggiori rispetto alle concorrenti straniere, per non parlare dei tempi di consegna; si può aggiungere inoltre che a parità di dotazioni il prezzo delle autovetture straniere risulta essere di gran lunga inferiore. Da tener presente che l'acquisto avviene attraverso gara d'appalto, che si aggiudica chi pratica il prezzo migliore per il modello richiesto».

Inoltre, considerato che il mezzo pubblico non arriva sempre e comunque dove l'amministratore deve recarsi con il rispetto degli orari e degli impegni istituzionali, a chi dovremmo affidare la rimanente "parte di trasporto" intesa come spostamento tra la stazione del treno o dell'aereo? Forse al servizio taxi? Al noleggio con conducente? Se così fosse, bisognerebbe fare una valutazione dei nuovi costi che questa gestione di trasporto degli amministratori comporterebbe e farne una valutazione con i costi attualmente sostenuti con la gestione "auto blu" e che garantisce da anni gli spostamenti degli amministratori».

«Non meno importante conclude Vignotto - è il fatto che lo stesso autista risulta fortunatamente essere sia un dipendente dello Stato, sia un cittadino, sia un contribuente che oltre a lavorare per guadagnarsi da vivere risulta avere l'interesse non meno importante di evitare sprechi e accertarsi che non vengano effettuati, essendo quindi lui stesso il primo a vigilare, se pur in forma discreta, su quanto accade e su come viene utilizzato il servizio, tutelando così sia i propri interessi di contribuente nonché quelli della collettività».

 

 

In base alla pronuncia della Consulta sul caso di cinque vetture acquistate nel ’92

Niente interferenze con la Regione La Corte dei Conti non indagherà

Venezia

(gla) La Corte dei conti non aprirà alcuna inchiesta sulla vicenda relativa alle costose auto blu che la Regione Veneto vuole acquistare, in quanto non può interferire nell'attività di gestione dell'amministrazione regionale.

Le polemiche scatenate in questi giorni dalla notizia che palazzo Balbi ha stanziato 436mila euro per rinnovare il parco auto di servizio, fanno venire alla mente una vecchia inchiesta, avviata nel 2004 dalla Procura regionale del Veneto su un caso analogo. All'epoca, nel mirino dell'allora viceprocuratore Carmine Scarano, oggi capo dell'ufficio, erano finite cinque vetture superaccessoriate, ordinate nel 1992 dal Consiglio regionale, all'epoca presieduto da Umberto Carraro.

La Regione all'epoca sollevò un conflitto di competenze davanti alla Corte costituzionale la quale, nel 1997, diede ragione agli amministratori pubblici dichiarando improcedibile l'azione avviata dai magistrati erariali.

La procura regionale aveva citato a giudizio quattro politici davanti alla Corte dei Conti chiedendo loro di risarcire di tasca propria circa 19 milioni di lire, poco meno di diecimila euro, presunto danno erariale per alcuni optional delle vetture ritenuti non essenziali e dunque spesa ingiustificata per le casse pubbliche.

La prima udienza del delicato procedimento fu però sospesa perchè la difesa si rivolse alla Corte costituzionale, opponendo una sorta di immunità sull'attività del Consiglio regionale, sulla quale a loro avviso la Corte dei conti non può interferire. E la Consulta, al termine di una lunga discussione, ha dato loro ragione, sancendo «l'esigenza di preservare da interferenze e condizionamenti esterni le determinazioni inerenti alla sfera di autonomia propria» dei consigli regionali.

Quella sentenza - la 289 del 1997 - modificava la linea assunta con un precedente pronunciamento sullo stesso argomento, nel quale la Consulta aveva stabilito una differenza tra l'attività politica - immune da possibili interferenze - e quella amministrativa. Secondo la nuova giurisprudenza, invece, l'unica eccezione riguarda gli atti macroscopicamente illegittimi. Caso nel quale non rientra, ovviamente, l'ordinazione di auto-blu di un certo tipo, ovvero particolarmente lussuose e costose.