Sono veneziano di nascita e da sempre residente in questa meravigliosa
città; tra i diversi impegni passati ho diretto, per alcuni anni, una
grande banca nel centro storico, con talune esperienze che ritengo non
sempre positive e che di seguito annoto.
In quel particolare lavoro ho potuto periodicamente verificare, sulla
base della documentazione ufficiale fornita dai clienti, l'entità dei loro
redditi dichiarati ed il loro patrimonio censito nonchè, ovviamente, il più
ampio contesto delle disponibilità possedute dal coniuge e dai figli.
Pur dovendo allora rigidamente sottostare al ben noto segreto bancario,
che di fatto salvaguarda la conoscenza ai terzi delle proprietà possedute e
comporta ovvi benefici in termini fiscali, verificavo sempre da questi atti
un loro contenuto margine di reddito ed una inequivocabile inconsistenza
contributiva, con conti patrimoniali spesso insignificanti e solo in taluni
casi assunti per eredità, peraltro con finanza e patrimoni molto
interessanti in ambito familiare e prevalenti capitalizzazioni dalla sola
attività del cliente, con "emblematici" trasferimenti contabili
ai familiari tutti non tangibili fiscalmente.
Potrei oggi sottoscrivere che gli accertamenti sul più importante
portafoglio clienti rappresentava allora un 80\% di veri
"poveracci", siano essi stati liberi professionisti, albergatori,
ristoratori, commercianti diversi, gondolieri, tassisti, e quanti altri potrei
ancora ricordare, tutti non tangibili su redditi personali insufficienti,
anche se notoriamente abbienti per consistenti disponibilità solo
accertabili da una evidenza bancaria.
Taluni di questi, associati in cooperative o in organizzazioni
settoriali, si dice abbiano anche concordato preventivamente con il
richiedente d'imposta, redditi tassabili molto lontani dagli incassi
effettivamente percepiti. Sembrava altresì che buona parte di questi
operatori economici disdegnasse il regolamento delle loro prestazioni con
assegni, carte di credito, bonifici bancari o altri regolamenti facilmente
documentabili, preferendo altresì, come unica esazione, il contante.
Richiedevano in quel periodo, e con cadenze periodiche stabilite,
consistenti finanziamenti bancari, adducendo finalità per un migliore
andamento del proprio lavoro, per l'acquisto di una nuova automobile o
barca per l'attività svolta, per cultura nel dover sostenere costi di
viaggio, per sè e ovviamente per la propria famiglia, per investire il
debito richiesto su immobili che risultavano in breve tempo acquisti
favorevoli a nome dei parenti stretti, e quante altre finalità potrei
ricordare, assumendo peraltro tutti gli oneri del rimborso come costi
professionali e, quindi, con finalità che diminuivano le rendite tassabili;
la banca, per concedere tali finanziamenti, richiedeva requisiti formali
strettamente relazionati alla fiscalità denunciata e ad un patrimonio
complessivo capiente, condizioni non sempre soddisfatte, ma che potevano
peraltro essere superate da collaterali garanzie di terzi e da una ben
conosciuta relazione bancaria, il tutto che sosteneva adeguatamente il
debito e assecondava con più gestibili modalità una favorevole accoglienza
della richiesta.
Ho chiari ricordi di alcuni nominativi, tra i più con un livello
culturale elementare, che lavoravano in passato quali "intromettitori
di piazza", commessi di bottega o d'albergo, camerieri, addetti alla
pulizia dei taxi, e che ora invece beneficiano della proprietà di
ristoranti, bar, alberghi, negozi, titolari di licenza di taxi, gondolieri
o dipendenti del Casinò; e di quanti altri potrei ancora parlare.
Non si trattava, il più delle volte, di una fortunata opportunità, di
una maturata esperienza di lavoro o di una provata managerialità di
incarico, ma solo l'effetto di un collateralismo politico, sindacale, di
puro opportunismo clientelare o di condizioni familiari spesso intromesse
nella realtà veneziana.
Non ritengo affatto contestare gli incassi da questi percepiti, ma
certamente non posso condividere che queste favorevoli situazioni
economiche possano, viceversa, essere ampiamente salvaguardate dalla
disattenzione degli organismi preposti, i quali, pur delegati a queste
finalità, operano in altre direzioni e trascurano condizioni numerose e
oramai troppo significative; alcuni giustificano questa incompetenza con il
fatto che molti di questi lavoratori non risiedono a Venezia, ma in
provincia o, peggio, per altre scelte non appropriate.
In passato si discuteva, attraverso pubbliche note, o negli abituali
discorsi, di una importante realtà di "lavoro abusivo", problema
allora non condiviso, ma che ora non rappresenta più alcuna incongruenza,
per il semplice fatto che una parte cospicua di quanti sopracitati ne
interpreta appieno il ruolo e gode di tutte le finalità connesse,
salvaguarda così i redditi personali da oneri e tasse, appare poco abbiente
in termini economici, più facilmente accessibile all'assistenza pubblica,
con assegnazione di abitazioni previdenziali o con beneficio di
finanziamenti agevolati per l'acquisto di case, o altro.
Sull'argomentazione trattata sarebbe opportuno che l'attuale sindaco,
professor Cacciari, contribuisse, con una circostanziata risposta, a
relazionarci se sono previste, almeno nei programmi concordati,
circostanziate azioni, affinché tutti i cittadini soddisfino
obbligatoriamente agli impegni sui redditi percepiti.
Senza un Suo commento, tutti coloro che appartengono al "reddito
fisso" potrebbero già provocatoriamente pensare ad una esenzione
preventiva degli oneri fiscali corrisposti e, come peraltro già in passato
con scadenze previste, dichiarare le proprie entrate, ovviamente al netto
delle spese e dei costi personali avuti, per una conseguente corresponsione
fiscale; annoto, per opportuna necessità informativa, che una parte di tali
redditi viene oggi tassata fino al 50\%, cosa che difficilmente compete a
gran parte di "altri" lavoratori veneziani.
Ora in questo nostro Bel Paese, ed anche su ripetute dichiarazioni dei
maggiori professionisti politici nazionali, le migliori qualità di ciascuno
di noi, siano esse bellezza, intelletto, presenza e quant'altro, sono
solamente dettate dalla consistenza finanziaria raggiunta, dalle proprietà
possedute, da una posizione sociale, spesso non meritoria, o da
atteggiamenti consenzienti od ossequiosi al potente di turno, non più
privilegiata dalla genialità intellettuale, dalla competente
professionalità raggiunta, da più qualitativi, e non spendibili, ideali
politici, da una tangibile disponibilità verso gli altri, da un indissolubile
coinvolgimento ambientale, da una più rigorosa moralità di vita ecc. ecc.
Se non cambiamo le aspettative, il futuro potrà essere rappresentato solo
dall'essere, ad esempio, un gondoliere o un albergatore, privi di
attenzione per gli altri e considerando unico valore la consistenza
bancaria, le proprietà e i redditi percepiti; diventeremo così una sola
comunità di idraulici, commercianti, artigiani in genere, tassisti,
impiegati del Casinò, ecc. ecc., senza scrittori, medici, musicisti,
pittori, valenti attori.
Il "reddito fisso" si vedrà quindi costretto alla costituzione
di un partito apolitico, con il fine di preservare quanto posseduto e
tutelare ogni introito percepito, con valori di estremo egoismo e con
finalità del tutto asociali? Ciò non è assolutamente condivisibile, perché
da sempre abbiamo ritenuto che il pagamento non corrisposto delle tasse sia
un delitto ed una grave offesa, perché non solo assicura all'evasore una
maggiore ed impropria disponibilità, ma lo beneficia pubblicamente,
penalizzando la restante collettività che ha sempre ossequiato la legge.
Si può concludere che in un'inimitabile città come Venezia, le regole
scritte non vengono affatto soddisfatte, la morale è ampiamente disattesa e
la vita appare del tutto capovolta rispetto ad una più corretta qualità
morale; è lecito immaginare che vi sarà, prima o poi, una forte
contrapposizione tra la qualità dei "ricchi" evasori e dei
"poveri" contribuenti, con esiti gravi e socialmente devastanti.
Roberto
Venezia
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