IL GAZZETTINO Martedì, 10 Aprile 2007 |
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Le correnti si stanno "mangiando" i bassi fondali di fronte a Sant’Elena
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Le correnti si stanno "mangiando" i bassi
fondali di fronte a Sant'Elena e gli importanti lavori di banchinamento e
consolidamento delle rive in corso da alcuni anni rischiano di durare molto
meno del previsto. È l'effetto combinato di un cambiamento di direzione delle
correnti provocato dall'intervento umano e dal devastante moto ondoso che
tutti i giorni trasforma il canale delle Navi in una sorta di autostrada con onde
alte anche un metro. Sui controlli che in questa parte delle città non vengono
mai effettuati stendiamo un velo pietoso, perché le responsabilità di chi
dovrebbe piazzare lì tutti i giorni una barca per dissuadere i
"nuvolari" della laguna sono troppo grandi ed evidenti. Lancioni
granturismo, taxi, barche private e pubbliche. Ognuno in questo tratto di
mare può fare ciò che vuole nella piena consapevolezza che non verrà mai
beccato in castagna. Il limite è di 20 chilometri orari, ma a rispettarlo
sono solamente le barche a vela, più o meno i mezzi dell'Actv e quei pochi
testardi che si ostinano a considerare vincolanti le norme che impongono una
limitazione. Sulle correnti, invece, il discorso è un tantino più
complesso e trova la sua presunta origine una una ventina d'anni or sono,
quando la grande "barca porta" tutta arrugginita adagiata sui bassi
fondali di fronte alla Certosa fu rimossa. Allora nessuno avrebbe immaginato
che con quel gesto il "giro" delle correnti sarebbe cambiato in
modo così repentino e intenso. A segnalare per primo l'erosione in atto -
sulle pagine del Gazzettino - era stato il lettore Mario Gasparini il quale
navigando quotidianamente in laguna con la sua barca a vela aveva notato una
certa deviazione della corrente di marea che aveva portato all'estensione
della barena a sud della Certosa e all'erosione delle secche che proteggevano
la zona compresa tra il Collegio Morosini, il cantiere ex Celli e la diga che
chiude la darsena del Diporto velico veneziano e dell'Actv. Il grido d'allarme,
benché empirico, si rivelò fondato anche a detta del Genio Civile, ma rimase
lettera morta. Nel frattempo, la diga del Diporto velico è quasi crollata
mentre la profondità davanti ad essa si è portata a 23 metri. Più che in mare
aperto, anche diverse miglia al largo del Lido. In questi giorni Gasparini è tornato alla carica, per
evidenziare come i grandi lavori di rifacimento della diga di protezione
siano stati effettuati senza tener conto delle cause che negli anni avevano
portato a quello sfacelo. «Non sono un ingegnere idraulico - spiega Gasparini - però
vado in barca tutti i giorni e conosco le correnti della laguna. Non ci vuole
un genio per notare come queste siano cambiate e puntino oggi direttamente sulla
diga. Inoltre, colgo l'occasione per ricordare che sul lato Ovest della
Certosa è stata fatta una bonifica che aggrava ancora di più la situazione.
Infine, per realizzare la nuova diga, è stato necessario scavare
ulteriormente per accedere sotto riva con i grandi zatteroni contribuendo ad
aumentare l'erosione dovuta anche alla profondità del canale. Se l'acqua
troverà come è già accaduto qualche zona di fango tenero sotto la diga,
assisteremo impotenti a nuovi cedimenti». Un altro motivo d'allarme è fornito dal forte di
Sant'Andrea, dove sul lato sud per piazzare i silos necessari ai lavori era
stato scavato un canale sulla secca. Un canale che oggi, invece di essere
interrato, viene sfruttato quotidianamente da decine di trasportatori che si
muovono tra la laguna Nord e il centro storico creando moto ondoso ed
erosione sulla barena circostante e sulla parte di forte non protetta da
palancole. Michele Fullin |