Il Gazzettino                                                                                                            Domenica, 22 Aprile 2007

 

LA STORIA

L'Agenzia investigativa Briciola che "vigila" su viale San Marco

MESTRE - In cinque hanno poco più di cinquant'anni. Ad unirli l'amicizia e un sogno: diventare giornalisti. Sono cinque ragazzini di 10-11 anni che abitano in viale San Marco e trascorrono il tempo libero tra interviste e reportage. Senza contare che ogni qualvolta vengono a sapere di un incidente si catapultano sul posto alla ricerca di indizi. Svolgono un'attività a metà tra investigazione e giornalismo. E il nome che si sono dati è a dir poco eloquente: Agenzia investigativa Briciola. «Da grandi ci piacerebbe diventare giornalisti - raccontano - facciamo interviste, seguiamo incidenti e poi trasformiamo tutto in articoli. È il nostro modo per aiutare la città». E per meglio lavorare si sono aperti una loro redazione. Nel loro nome collettivo c'è una verità: che la vita è fatta di "briciole", effettivamente, e che mettendole insieme, come fanno i mosaicisti, se ne ricava un disegno, una forma, un significato.

Un gioco formativo, dunque, il loro, e anche avventuroso perché i fatti con cui si scontrano sono anche espressione dura della vita quotidiana, che porta con sé violenze alle persone, infortuni mortali sul lavoro, incidenti sulle strade. Scoprono però qualcosa di utile alla convivenza, perché il giornalismo è anche relazione con le persone, apertura agli altri (per esempio, fanno interviste, cioè dialogano con gli adulti e con i coetanei); scoprono che una città può essere esplorata nei suoi segreti, nella sua bellezza, e - ecco il giornalismo - testimoniata.

Diciamo città, ma potremmo anche dire vita: i "fatti" sono i segni del vissuto, coglierli e capirli non è facile perché questo immenso territorio di cui siamo elementi attivi - la vita, appunto - ci coinvolge e ci parla attraverso il suo abc elementare: i "fatti". Trasformati in notizie, tengono sveglia la nostra coscienza.

L'Agenzia Briciola è questo e tante altre cose - speranza nel domani, amore del presente - che i suoi inventori e i loro "clienti" nemmeno si sognano. Dal loro lavoro sull'ambiente ci viene anche un forte segnale di cultura nascente che non annega nel virtuale ma che trasmette una concezione positiva della realtà. Il giornalismo, in fondo - come dimostra il giocoso indagare di questi ragazzi - è una forma di conoscenza e di autoeducazione il cui lievito è la passione per "il mestiere più bello del mondo" (Biagi).

Un grande reporter, il polacco Ryszard Kapuscinski, ha scritto: "Credo che per fare del buon giornalismo si debba innanzi tutto essere degli uomini buoni". Chissà se i nostri giornalisti in erba, crescendo, ricorderanno questa lezione. Glielo auguriamo.

Ivo Prandin

I "CUCCIOLI" CHE ESPLORANO MESTRE

L'impegno dell'Agenzia investigativa Briciola: «Con il nostro lavoro cerchiamo di migliorare la città»

Siamo i mini investigatori Briciola, un gruppo composto da cinque ragazzini. Indaghiamo su fatti avvenuti, prepariamo giornalini dove informiamo i lettori sulle notizie giornaliere, cerchiamo di migliorare la città e il nostro sogno è diventare giornalisti. Domenica scorsa abbiamo iniziato ad intervistare persone anziane sui cambiamenti tra i loro tempi ed oggi. Il nostro primo obiettivo era capire il loro parere sui tempi attuali. Il titolo della nostra intervista è appunto: "Cambiamenti ieri-oggi".

La prima persona intervistata è stato un settantasettenne. Nato nel '29 la prima cosa che ci ha detto è stata la sua idea: «Tutto è cambiato!». La prima domanda che gli abbiamo posto è stata che giochi si facevano una volta. Lui ridendo ci ha risposto che i più frequenti erano campanon e come adesso guardie-ladri. La moda era molto diversa. Non esistevano i jeans, portati successivamente dall'America e i vestiti venivano tramandati da padre in figlio perché le possibilità economiche erano ridotte. Proseguendo ci ha parlato della tecnologia: i primi telefoni cellulari si sono presentati circa 14 anni fa. I dolciumi una volta erano fatti in casa. A proposito dello sport ci ha raccontato che il calcio non era popolare come oggi ed era meno aggressivo. Gli sport erano equamente conosciuti. Gli stadi erano diversi, non come oggi perché c'erano meno soldi. I primi modelli di auto l'avevano solo i più ricchi; in seguito, dopo alcuni anni, le auto si "familiarizzarono". Per concludere l'intervista ha espresso la sua opinione complessiva, spiegandoci che i suoi tempi erano migliori di questi per alcuni lati, ma peggiori per altri.

Dopo questa prima intervista ne abbiamo fatta una seconda ad una ex maestra in età avanzata. Come il primo signore ci ha detto che i giochi più comuni erano il cerchio, la tria e il salto della corda. La moda va e viene, dice, verso il dopoguerra le donne usavano gonne lunghe. Lei ricorda che nel '54 fu inventata la televisione dove c'era solo Rai 1. Nel suo primo anno di insegnamento aveva solo 19 alunni e a quell'epoca una maestra faceva tutte le materie: «Che fatica!» ha esclamato. «L'educazione, lascia desiderare» continua la signora spiegandoci che i giovani di oggi oltre ad essere più viziati di una volta sono anche più maleducati.

Continuando le nostre interviste abbiamo trovato una signora che non si fidava della nostra intervista, ciò vuol dire che alcune persone anziane non si fidano dei ragazzi di oggi.

A cura di: Elena Brocca nata nel '95, Eleonora Pradolin nata nel '95, Nicolò Scibelli nato nel '96, Sofia Scibelli nata nel '95, Giacomo Zamprogno nato nel '95.

Cinque ragazzini e un sogno: fare i giornalisti

Hanno 10-11 anni e una loro redazione in viale San Marco. Trascorrono i pomeriggi tra interviste e reportage Hanno inviato alcune e-mail. Non soddisfatti si sono presentati in redazione. In cinque hanno poco più di cinquant'anni. Aspetto simpatico, parlantina spigliata e determinazione da vendere. «Piacere, siamo i mini investigatori Briciola» così si sono presentati. E poi un fiume di parole. Raccontano il loro impegno, la loro passione e il loro sogno. «Da grandi vorremmo diventare giornalisti». Detto, fatto non hanno perso tempo. Da quattro-cinque anni si stanno facendo in quattro tra interviste, cronache di incidenti, reportage sul territorio.

Loro sono cinque bambini, cinque amici uniti da una grande passione: il giornalismo e l'investigazione. Abitano tutti in viale San Marco e trascorrono il tempo libero tra articoli e redazione. La redazione è la loro, ovvio, perché fanno le cose sul serio. Così in viale San Marco hanno aperto un vero e proprio ufficio di corrispondenza: cinque scrivanie, un computer portatile, cellulari, due videocamere e una macchina fotografica.

Nicolò Scibelli si è presentato in giacca nera, cravatta e camicia bianca. Ha dieci anni e sembra l'intellettuale del gruppo. La sorella Sofia ha un anno in più, è intraprendente e fa da portavoce della compagnia. Ad aiutarla nel racconto Giacomo Zamprogno, 11 anni e un occhio nero. «Niente di grave - dice - me lo sono fatto giocando a calcio». A completare il gruppo Eleonora Pradolin che preferisce ascoltare e Elena Brocca, tutte e due di undici anni.

Si sono dati un nome a dir poco eloquente: "Mini investigatori Briciola". E così girano la città con blocco notes, penna e macchina fotografica. Si potrebbe ascoltarli per ore, perché i casi affrontati sono molti e i risultati raggiunti a dir poco sorprendenti.

Ecco la notizia dell'auto scassinata. «Abbiamo visto una macchina con un finestrino rotto - racconta Giacomo - e ci siamo precipitati». È iniziata così un'attenta ricerca di indizi. «Guardando tra l'erba abbiamo trovato il cacciavite che i ladri hanno usato per spaccare il finestrino - dicono i mini investigatori - secondo noi erano più di uno. Hanno portato via un cellulare e poche monetine. L'allarme non è scattato perché usando un cacciavite non hanno scosso la carrozzeria dell'auto». Osservazione arguta.

C'è poi il caso dei tre pedoni investiti dal motociclista. La notizia l'hanno letta anche sul Gazzettino e siccome l'incidente è avvenuto a due passi da casa sono andati a vedere il luogo per cercare di ricostruirne la dinamica.

E infine che dire dell'intervista agli anziani in piazza Ferretto? Tutti e cinque si sono spalmati nella piazza e hanno fermato signori e signore di una certa età per chiedere le differenze tra le cose di un tempo e quelle di oggi. Titolo dell'intervista: "Cambiamenti: ieri - oggi». In realtà l'operazione non è stata così semplice. «Molti anziani quando li avvicinavamo se ne andavano - dice Sofia - temevano che li volessimo prendere in giro». «Questo dimostra che le persone di una certa età - prosegue Nicolò - non si fidano dei giovani». Ma la cosa, non c'è di che stupirsi, non li ha certo scoraggiati. E i mini-investigatori si sono fatti ancora più arguti, finché hanno trovato delle anime pie disposte a rispondergli. Del resto i loro intenti erano più che seri.

Tutto ciò che loro trovano e scoprono si trasforma poi in articoli. Nel pomeriggio, infatti, tra compiti di scuola, palestra, danza e piscina, trovano pure il tempo per redigere dei veri e propri giornalini. E con tanto di cartellina sotto braccio sono arrivati fino al Gazzettino per proporre i loro lavori. Come non farsi convincere da tanto entusiasmo? Se queste sono le premesse si apre per loro una brillante carriera. Ad appassionarli la cronaca cittadina. Giacomo, quello con l'occhio nero, non disdegna nemmeno lo sport. «Anche l'economia è interessante» dice Nicolò. E la cultura? «No grazie, preferiamo la cronaca». Come non approvare: la cultura sa così tanto di scuola.

Raffaella Ianuale