Il Gazzettino                                                                                                                                                                    Sabato, 28 Aprile 2007

 

 

Resi noti ieri dall’Ulss 12 i risultati dell’attività del servizio d’igiene. L’Aepe: «Non fare di ogni erba un fascio»

Sporcizia, bar e ristoranti sotto accusa

Una sessantina i provvedimenti di chiusura. Aumentano le denunce dei cittadini

Venezia

Sporcizia e cattivi odori in aumento. È una bocciatura in piena regola quella stilata dal Servizio igiene Alimenti e Nutrizione dell'Ulss, che ha reso pubblici ieri i dati relativi all'ultimo anno di attività. Ebbene, sia le denunce da parte dei cittadini che i relativi provvedimenti, cioè le chiusure, sono in forte aumento. Una sessantina i bar e i ristoranti che sono stati temporaneamente chiusi, in gran parte in centro storico, ma anche a Mestre. La ragione? Soprattutto sporcizia, dicono all'Ulss, visto che ancora risulta difficile effettuare indagini sui cattivi odori.

«D'intesa con il Comune stiamo pensando di diffidare bar e ristoranti a cucinare finché non dimostrino di essersi messi in regola - annuncia Antonio Padoan, direttore generale dell'Ulss 12, -. Inoltre, quando un esercizio pubblico ha chiuso due volte, riteniamo che la terza infrazione debba comportare la chiusura definitiva, con revoca dell'autorizzazione sanitaria. Chi non è in grado di gestire l'attività nel rispetto delle leggi costituisce un pericolo per la salute pubblica».Immediata la reazione dell'Aepe, l'associazione che raccoglie la maggior parte dei pubblici esercizi veneziani. «Non si può fare di ogni erba un fascio - ha attaccato ieri il direttore Ernesto Pancin -. Non è giusto definire in questo modo una categoria che ogni giorno lavora duramente e che è pur sempre il primo biglietto da visita della città».

Scarsa pulizia dei locali e odori molesti provocati da bar e ristoranti: l'Ulss veneziana registra una crescita record di esposti al Servizio igiene Alimenti e Nutrizione. Gli esposti presentati dai cittadini sono stati 160 nel 2006, con un aumento del 20 per cento rispetto al 2005. Oltre il 70 per cento delle segnalazioni inviate all'ufficio dell'Ulss 12 riguarda il centro storico e più della metà accusa i locali pubblici di produrre emissioni maleodoranti. I pubblici esercizi, tra Mestre e Venezia, sono 1902 e includono, oltre a bar e ristoranti, anche laboratori di pasticceria e gastronomia, pizza al taglio e kebab.

Dopo le ispezioni del Servizio Alimenti e Nutrizione dell'Ulss 12, i provvedimenti di chiusura adottati sono stati ben 56, per la maggior parte in centro storico. In crescita anche il numero delle persone colpite da intossicazione alimentare: sono state 68 nel 2006, contro la media di 10-15 casi degli anni precedenti.

Il fenomeno degli inconvenienti igienici e degli odori molesti, stando al numero delle lamentele, sembra incontenibile. Tanto che l'Ulss sta pensando di adottare misure drastiche per tutelare il diritto alla salute dei cittadini: diffide ai locali e revoche delle autorizzazioni sanitarie.

Le denunce di scarsa pulizia riguardano sia gli ambienti interni (pavimenti sporchi, muri scrostati, pentole e stoviglie di dubbia lucentezza) che esterni: ad esempio, specie a Venezia, cortili usati come depositi con merci stoccate alla rinfusa, fonti di odori fastidiosi e inevitabili richiami per topi e scarafaggi.Ma, stando agli esposti inviati all'Ulss, ci sono cittadini che debbono vivere con le finestre chiuse perché dai locali vicini o dai cortili interni salgono odori nauseabondi. Dopo la decisione del Comune di Venezia assunta nel 2003 di parificare i bar ai ristoranti, consentendo anche ai primi il permesso di cucinare, purché in possesso dei requisiti igienici previsti dalla legge, le lamentele sono aumentate. Purtroppo, anche per le centinaia di esercizi presenti sul territorio, alla decisione non sono seguiti i controlli. E così troppi locali preparano piatti che presuppongono cotture elaborate (tipo arrosti e fritture) senza avere le canne fumarie adeguatamente coibentate, senza preoccuparsi di avere in dotazione camini troppo a ridosso delle case o senza compiere la manutenzione costante degli impianti per l'abbattimento dei fumi.

«La gente ci chiede di ripristinare delle condizioni accettabili per poter vivere in casa propria - spiega Ornella Pancino, responsabile del Servizio igiene Alimenti e Nutrizione dell'Ulss 12 - Quando riceviamo la segnalazione i nostri ispettori compiono un sopralluogo. Se riscontriamo scarsa pulizia, ordiniamo la chiusura per qualche giorno finché gli ambienti sono stati riportati nelle condizioni igieniche previste dalla legge. Più complicato è quando è necessario adottare interventi strutturali, come il cambio di attrezzature vecchie, pavimenti e piastrelle fatiscenti e intonaci cadenti. In quel caso la chiusura può essere anche di 20-30 giorni».Ma il campo in cui l'azione dell'Ulss è decisamente difficile è quello dei cattivi odori. «Fino ad oggi i casi risolti sono una cinquantina, ma il percorso è faticoso - spiega la dottoressa Pancino - perché si tratta di regolarizzazioni che richiedono il rilascio di licenze edilizie (magari per sistemare le canne fumarie o spostare il camino) che inevitabilmente hanno tempi burocratici lunghi e che richiedono mesi o addirittura anni».

Intanto la qualità dell'igiene peggiora senza che ci siano serie ricadute economiche, perché la mole di turisti che visita Venezia è tale da garantire un passaggio di clientela continuo. La situazione ha comunque raggiunto un livello giudicato di guardia, che impone l'adozione di misure straordinarie.

«D'intesa con il Comune stiamo pensando di diffidare bar e ristoranti a cucinare finché non dimostrino di essersi messi in regola - annuncia Antonio Padoan, direttore generale dell'Ulss 12, -. Inoltre, quando un esercizio pubblico ha chiuso due volte, riteniamo che la terza infrazione debba comportare la chiusura definitiva, con revoca dell'autorizzazione sanitaria. Chi non è in grado di gestire l'attività nel rispetto delle leggi costituisce un pericolo per la salute pubblica. Pensiamo anche di far aumentare le sanzioni pecuniarie per le altre infrazioni. Crediamo di dover restituire al mondo una Venezia degna delle proprie migliori tradizioni. Non basta crogiolarsi sugli aspetti esteriori della pulizia e del decoro, bisogna intervenire con forza per salvaguardare la salute dei suoi cittadini e dei suoi ospiti».

Replica del direttore dell’Associazione pubblici esercizi, Ernesto Pancin: con questi dati l’Azienda sanitaria non può fare di ogni erba un fascio

«Gli esercenti sono il fiore all'occhiello della città»

 

«Siamo alle solite. Qualcuno viene multato dall'Ulss e subito si generalizza dicendo che tutti i bar e i ristoranti di venezia sono sporchi. Non è vero e anzi rilancio dicendo che gli esercenti sono il fiore all'occhiello di questa città».

Ernesto Pancin, direttore dell'Aepe, non ha gradito affatto le comunicazioni del Servizio igiene alimenti e nutrizione dell'Ulss che (come si vede nell'articolo a sinistra) descrive la situazione a Venezia in un modo non proprio lusinghiero.

«Incomincio ringraziando il lavoro dei tecnici dell'Ulss - spiega Pancin - perché i loro controlli ci aiutano a tenere alta l'attenzione sui problemi igienico sanitari. Però bisogna disaggregare i dati dell'Ulss. Si possono prendere sanzioni anche per la mancanza di un cappellino o del coperchio delle immondizie. Spesso si tratta di aspetti formali e non sostanziali. Bastano 100 sanzioni di questo tipo per dire che ci sono centinaia di pubblici esercizi sporchi. Non è così».

Per Pancin, che rappresenta una grandissima parte dei bar e dei ristoranti del centro storico, bisogna dunque fare attenzione a fare delle distinzioni per evitare di incorrere in equivoci.

«Come in tutte le famiglie - prosegue - c'è chi lavora bene e chi meno bene. Teniamo però presente che gli esercenti veneziani sono tutti sottoposti a corsi di formazione e sono aggiornati e messi in guardia tutti i giorni sugli adempimenti di legge in materia sanitaria. Si è parlato di chiusure, ma in quasi tutti i casi non si è trattato di aspetti igienico sanitari, ma perché alcuni non avevano perfezionato l'aspetto burocratico della concessione di scarico dei reflui».

Quanto all'ipotesi che le segnalazioni degli avventori siano aumentate da quando sono state parificate le licenze di bar e ristoranti, Pancin risponde che "i bar devono fare i bar e i ristoranti devono fare i ristoranti".

«In ogni caso - conclude - è l'autorizzazione igienico sanitaria che stabilisce che cosa un può o non può fare e se c'è chi non sa fare il proprio lavoro, è proprio l'Aepe la prima a mandare la diffida