Il Gazzettino                                                                                                                                             Domenica, 29 Aprile 2007

 

 

«Togliere la licenza ai ristoranti sporchi»

Dopo le ispezioni e le 56 chiusure temporanee, l’Ulss chiede il pugno di ferro. Ma il Comune è meno rigido

(r. br.)«Il fatto più grave è che le intossicazioni alimentari sono quintuplicate: 68 nel 2006, quando prima se ne registravano 10-12. E questi sono solo i casi che arrivano in ospedale, senza contare tutti quelli che magari sono stati male a casa. Questo non è un dato normale». Il direttore generale dell'Ulss 12, Antonio Padoan, torna alla carica dopo il consultivo reso noto l'altro giorno sull'attività del Servizio igiene alimenti e nutrizione che, nel giro di un anno, ha fatto chiudere ben 56 locali di Venezia e Mestre. Per Padoan servono regole più dure da parte del Comune. Proposte forti, come le immagini scattate dai tecnici del Servizio alimenti e nutrizione nelle cucine dei locali di Venezia e Meste: sporcizia, muffe, pentole sozze e cibi dimenticati. Una vergogna a cui l'azienda sanitaria vorrebbe rispondere con il pugno di ferro. Ed ecco le proposte lanciate, già l'altro giorno, al Comune attraverso i giornali: innanzitutto quella di prevedere la chiusura definitiva dell'esercizio pubblico alla terza infrazione, e poi l'inasprimento delle sanzioni, l'aumento dei controlli con la diffida a bar e ristoranti a cucinare finché non dimostrino di essersi messi in regola. Da Ca' Farsetti, ieri, è arrivata qualche apertura. Il vero spauracchio, naturalmente, è quello della chiusura definitiva dell'attività al terzo fallo che, pur con molti distinguo, sembra piacere sia all'assessore al commercio e alla tutela dei consumatori, Giuseppe Bortolussi, che al capo del gabinetto del sindaco e delegato alla programmazione sanitaria, Maurizio Calligaro.

Ma è possibile tecnicamente? «La fattibilità è tutta da studiare - osserva Calligaro -. Ma visto che l'autorizzazione igienico sanitaria, il vecchio nulla osta, è considerato un prerequisito all'apertura di un locale, mi sembra logico che se c'è un reiterato venir meno di questo prerequisito si possa anche chiudere quell'esercizio. Certo devono essere infrazioni serie, non solo formali... Senza fare terrorismo, ma anche senza far finta che il problema non esista, questa mi sembra una proposta da valutare». Su questa linea anche Bortolussi, con una serie di precisazioni che mirano a ridimensionare l'entità del problema: «Al rientro al lavoro cercherò subito un incontro con Padoan per parlare di questo, ma anche per accordarci in modo da non creare allarmismi». L'assessore, infatti, ci tiene soprattutto a non far passare l'immagine di una città popolata di esercenti sporcaccioni. «Il nostro plauso va all'Ulss - premette -. Ma va anche detto che questi risultati sono il frutto di sopralluoghi e accessi mirati, sulla base di esposti; che si tratta di una minoranza su oltre duemila esercizi pubblici tra Venezia e Mestre; che non bisogna dare un'immagine sbagliata di questa città che, grazie anche a questi controlli, è molto più pulita di altre in giro per l'Italia e l'Europa». Detto tutto ciò, «di fronte a infrazioni che non siano formali o banali, ma sostanziali, trovo giusto che alla terza volta, non si chiuda automaticamente, ma si valuti la chiusura definitiva, caso per caso».