Il Venezia                                                                 20 maggio 2007

 

Il convegno. Il premio Nobel ha analizzato cambiamenti climatici e morfologici della laguna

Sentenza di Rubbia su Venezia:

«Malata con diagnosi vecchia»

L'innalzamentomedioprevistodell'acqua è 50centimetri.Cacciari: servirebberodighefisse

 

«Servono dighe fisse che rallentino la marea se si prevede l’innalzamento del mare di circa cinquanta centimetri» ha detto il sindaco Massimo Cacciari a conclusione del convegno sui cambiamenti climatici organizzato a Sant’Elena dall’Accademia di scienze ambientali.

Mentre il premio Nobel Carlo Rubbia ha definito Venezia «un malato con dieci dottori che non si parlano tra di loro e una diagnosi vecchia di trent’anni». Dal convegno di ieri sono emersi scenari non confortanti per il futuro della laguna.

Il direttore del servizio maree Paolo Canestrelli, confrontando le serie storiche delle maree dal 1872 ad oggi, ha ipotizzato un innalzamento del livello del mare in cento anni tra i 20 e gli 80 centimetri. Numeri senza dubbio molto preoccupanti.

MA IL DATO su cui vari scienziati si sono concentrati e hanno convenuto parla di un innalzamento probabile di 50 centimetri del livello del mare che potrebbe portare a 250 giorni

all’anno di acqua alta e di chiusura delle dighe mobili. «Se adottiamo il criterio della recauzione,

e la precauzione ci dice cinquanta centimetri – ha sottolineato Cacciari – bisogna fare una diga fissa, è logico no?». Stoccata indiretta al Mose che anche in quel caso si rivelerebbe poco efficace. Ma il sindaco ha posto l’accento sull’erosione come problema primario della laguna riferendosi agli studi mostrati dal docente dell’Università di Padova Luigi D’Alpaos.

L’INGEGNERE prevede che la laguna nell’arco di questo secolo possa divenire uno specchio

d’acqua indifferenziato di circa due metri di profondità. «Il cambiamento morfologico può

liquidare un ecosistema come quello veneziano - ha sottolineato Cacciari - Anche se l’acqua

non si alza di un millimetro e questo non è un problema che gli attuali interventi stanno affrontando».

Mentre Rubbia, pur preferendo non prendere posizione sul Mose, «un argomento che conosco poco», ha detto che «le diagnosi su cui si basano certe terapie per la salvaguardia della laguna sono vecchie di trent’anni». E sui motivi del ritardo la sua è una sorta di sentenza: «Perché è tipico dello spirito umano - ha detto – perché fa parte dello spirito italiano, perché fa parte dello spirito veneziano». PL.T.