Il Venezia                                                                       9 giugno 2007

L'editoriale di Gianni Cipriani

 

Perché combattere la cultura pedofila

C'è una bellissima ode di Orazio, dedicata a Ligurino, giovinetto del quale il sommo poeta latino era perdutamente innamorato. Versi intensi, struggenti. Così melanconici che

riesce davvero difficile - letterariamente, s'intende - non avvertire quel dolore lieve eppure intenso di chi ama avendo perso la speranza di essere riamato.

Quando scrisse quei versi Orazio, come dice lui stesso invocando Venere di liberarlo da quei tormenti amorosi, aveva cinquant'anni. Ligurino era un fanciullo. Non c'è dubbio che quell'ode sia un capolavoro. Non c'è dubbio, però, che il mondo del poeta Orazio non sia più il nostro,

né possa essere rievocato a giustificazione degli odierni abusi. Ho fatto questa premessa, perché la “cultura pedofila” che oggi i sostenitori del “boy love day” vogliono diffondere, cerca di guadagnare una dignità e, perfino, una collocazione nella società richiamandosi anche a ciò che avveniva nell'antica Grecia e nell'antica Roma, ossia nei luoghi della nostra memoria, della nostra storia, dove era del tutto normale che un cinquantenne potesse amare un fanciullo. Ciò che avveniva tranquillamente in quelle civiltà, si dice, perché dovrebbe essere ora un orrendo crimine? Poeti, filosofi e grandi personaggi che abbiamo studiato nei libri di storia amavano gli adolescenti. Perché oggi chi nutre gli stessi sentimenti dovrebbe essere

considerato un depravato? È un bel modo di ragionare. Anche un po' perfido e insidioso. Perché parte dal punto di vista che se si apprezzano i versi di Orazio nei confronti di Ligurino, allora anche l'accettazione della pedofilia dovrebbe essere qualcosa di conseguente. Un po'

come dire che chi ammira il Colosseo, lo visita, lo fotografa e ne ammira lo splendore architettonico non dovrebbe oggi indignarsi se qualche epigono dell'antica Roma decidesse di mandare nell'arena un po' di leoni a sbranare i cristiani. Siamo tutti figli della cultura greca e

di quella romana, ma oggi - fortunatamente - non buttiamo i bambini dalle rupi, quando andiamo allo stadio non lo facciamo perché vogliamo vedere i gladiatori che si scannano, ma per vedere una partita. Cose accettabili duemila anni fa, per fortuna, oggi non lo sono più. La

cultura pedofila è ancora più pericolosa della pedofilia. Perché vuole presentare abusi e violenze come normalità.  Il “boy love day” è una minaccia soprattutto per questo.