Il Gazzettino                                                                                                                                                            Sabato 24 novembre 2007

 

"La sanità al Lido non verrà implementata, ...

"La sanità al Lido non verrà implementata, ma si conserverà l'esistente". "Le associazioni non troveranno spazio nel nuovo ospedale di Mestre". "È difficile convincere un medico a venire a lavorare in una città scomoda e cara come Venezia". "Gli extracomunitari pesano troppo sulla sanità pubblica".

Risposte secche, a volte dure, quelle fornite da Antonio Padoan , dal 1° ottobre del 2000 direttore dell'Ulss 12, durante l'incontro organizzato alla Querini-Stampalia da Confartigianato. Gianni De Checchi, direttore di Confartigianato e mediatore del dibattito, aveva messo le mani avanti: «Quando si parla di sanità è normale che ci sia maggiore passione, data l'importanza dell'argomento». E l'incontro ha mostrato l'incertezza degli utenti sul futuro della sanità in laguna dopo l'inaugurazione del nuovo ospedale di Mestre. «Alla metà del Novecento a Venezia c'era una ventina di ospedali - ha ricordato Padoan -. Oggi ce ne sono cinque, ma non ritengo che questa riduzione sia stata un peggioramento visto che la vita media da allora è aumentata di dodici anni». E potrebbe esserci una facoltà universitaria nel futuro della sanità veneziana. «È stato stipulato un accordo, sottoscritto anche dal presidente della Regione Giancarlo Galan - ha proseguito il direttore dell'azienda sanitaria - per istituire alcune specializzazioni presso il San Giovanni e Paolo. Stiamo cercando sinergie con il Comune per ottenere alloggi per i docenti e il personale».

Ma la polemica è esplosa sulla spinosa questione della sanità del Lido. «La sanità al Lido costa troppo - ha attaccato Padoan -, è come se un'intramuscolare costasse 530 euro. Manteniamo un centro di pronto intervento con cinquanta operatori per un paio di interventi per notte». Ma i presenti non sono rimasti in silenzio. «Non mi piace sentire - ha sbottato un artigiano lidense - che per poche persone non vale la pena mantenere i servizi quando si parla di malattie o di morte». «Questo non vale solo per il Lido, dove nessuno sembra essersi accorto che l'Ospedale al mare è chiuso ormai da quindici anni, ma anche per tutte le isole - ha replicato Padoan -. Avere un punto di primo intervento con personale sottoutilizzato e, quindi, poco abituato ad intervenire, è più un rischio per il paziente che un vantaggio. Peraltro da quando sono direttore dell'Ulss 12 ho istituito nuovi servizi che voi del Lido non usate». E Padoan ha indicato l'ospedale San Camillo agli Alberoni come il punto di riferimento per la sanità lidense. «Sono necessari collegamenti veloci, anche con elicotteri - ha aggiunto Padoan - e rianimatori per i casi d'infarto». E il direttore dell'Ulss ha difeso le sue scelte sulla realizzazione del nuovo ospedale di Mestre: «Di fronte alla difficoltà di reperire fondi dallo Stato o dalla Regione mi sono mosso da solo con il project financing e le alienazioni - ha concluso Padoan , che ha recentemente incassato il via libera di Galan alla prosecuzione del suo mandato -. Sono stato criticato, però ritengo di aver fatto la cosa giusta creando un centro oncologico che si sta dotando di strumentazioni all'avanguardia in Europa e un ospedale che veniva auspicato addirittura in documenti del 1903. La storia dirà chi aveva ragione».

Pierluigi Tamburrini

 

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Il Gazzettino                                                                                                                                                             Lunedì 26 novembre 2007

 

É di nuovo gelo tra Ulss 12 e medici di base. Ma stavolta a ...

É di nuovo gelo tra Ulss 12 e medici di base. Ma stavolta a prendere le difese dei camici bianchi - accusati dal direttore generale dell'Ulss 12, Antonio Padoan, di lavorare poco e fuori da qualsiasi controllo - è il presidente dell'Ordine dei medici, Maurizio Scassola(nella foto), che allarga la problematica all'intera categoria e chiede un chiarimento al vertice dell'azienda sanitaria: «É irritante e sconfortante che un direttore generale screditi così la categoria medica. Non vogliamo più essere trattati come un problema, ma come una risorsa. É arrivato il momento che questa azienda ci dica, una volta per tutti, se considera i medici, tutti i medici, come dei professionisti competenti con cui collaborare, o solo come dei dipendenti a cui imporre delle scelte anche discutibili». Ci ha pensato una settimana, il presidente dell'Ordine prima di replicare così al direttore generale dell'Ulss 12. A riaccendere la miccia alcune dichiarazioni di Padoan pronunciate nel corso di un convegno di sabato 10 novembre, a cui era presente anche il vicepresidente dell'Ordine, Salvatore Ramuscello. Padoan parlò a ruota libera prendendosela, tra gli altri, con i medici di medicina generale: «É l'unica realtà privata che spende senza controllo. 35 milioni nel 2005, mi costano come gli ospedalieri, ma poi gli ambulatori sono aperti due ore al giorno».

Per Scassola parole in libertà che offendono la categoria: «Ho sentito molti colleghi in questi giorni. Le dichiarazioni del direttore generale sono superficiali, gratuite e volgari. Soprattutto non portano da nessuna parte, anzi tendono a creare divisioni in un momento in cui si sta lavorando per superare vecchi steccati tra medici». Scassola spiega, in questo senso, l'impegno dell'Ordine: «Il medico di oggi tende ad avere una visione limitata. Il nostro obiettivo è quello di far uscire i medici dai rispettivi tecnicismi per guardare a quelli che sono i bisogni reali di salute della comunità. Bisogna superare le logiche del budget, degli obiettivi, per riprendere a parlare di salute».

In questa prospettiva, l'ultima uscita del direttore generale, per Scassola, è ancora più grave. «Questa azienda deve trattare diversamente i suoi medici. L'esempio del nuovo ospedale di Mestre è emblematico, una struttura in cui il lavoro per il personale, medico ma non solo, sarà completamente diverso. Bisognava coinvolgerlo prima, per partire con il minor rischio possibile. É la stessa paura che c'è anche al Civile di Venezia per la riorganizzazione del dipartimento chirurgico». Scassola parla anche di banche dati: l'Ulss ne ha una, medici di base e Comune un'altra, la Regione una terza. «Possibile che non ci preoccupi di unirle». E infine di Utap, le unità territoriali di assistenza primarie che dovrebbero riunire medici di base e guardia medica: «Ma anche in questo caso bisogna essere flessibili e disponibili a ragionarci insieme. A Marghera non ci sono problemi, anzi sarà l'occasione per avere la guardia medica in quel territorio; ma per il Giustinian e il Lido abbiamo delle perplessità. Soprattutto i colleghi lidensi sono preoccupati, non gli si può affidare un servizio facendo passare l'idea che sia una sorta di pronto soccorso. E poi non ci sono certezze sulla sede. All'azienda chiediamo più chiarezza, anche su questo punto».

R. Br.

Possamai: «È meglio investire nella medicina che nelle Utap»

Tre Utap entro l'anno: una a Marghera, un'altra al Giustinian, la terza al Lido. Questo l'obiettivo dell'Ulss 12. Ma a sparare a zero contro questa novità è Carlo Possamai, medico di base, per anni rappresentante della Fimmgi a livello aziendale. «Il mio timore è che il direttore generale Antonio Padoan abbia obiettivi diversi dalla salute della popolazione - accusa - Il suo problema è soltanto il bilancio. Nella vicenda delle Utap, in particolare, la Regione ha vincolato il premio di produzione dei direttori generali all'attivazioni di due di queste strutture. Insomma tutto questo interesse è perché ne va dello stipendio di Padoan. Ma un'Utap, in una città come Venezia, non è così importante. Molto meglio sarebbe investire sulla medicina di gruppo o sul personale che è drammaticamente poco». In particolare l'idea di raggruppare gli studi di 10 medici al Giustinian non convince. «Per un vecchietto forse è più comodo avere il medico vicino a casa».