La provocazione del professor Ortalli: “Questa città sta morendo e gli amministratori si limitano ai cerotti. E Italia Nostra vuole parlarne con Rutelli
“Il destino di Venezia? Più che Disneyland, diventerà Club Med”
(r. br.) Non tanto una Disneyland per tutti,
quanto un Club Med esclusivo, dove chi potrà permetterselo si comprerà il suo
pezzo di Venezia. Gerardo Ortalli il futuro della città d'acqua lo vede così.
Lo storico, professore di Ca' Foscari, punto di riferimento di Italia Nostra in
città, non si stanca di mettere in guardia da una deriva che sta uccidendo la
città Venezia per trasformarla in qualcosa di diverso. A giorni proprio Italia
Nostra chiederà un incontro al ministro dei beni culturali, Francesco Rutelli,
per discutere proprio dei problemi della salvaguardia di Venezia.
«Un'iniziativa dell'associazione a livello nazionale - tiene a precisare
Ortalli -. Gli incontri di Italia Nostra con il ministro sono periodici. E
questo sarà dedicato interamente a Venezia». A cominciare dallo smacco di Punta
della Dogana. Italia Nostra, come noto, si era duramente opposta al progetto di
Palazzo Grassi firmato da Tadao Ando che alla fine, nonostante le proteste, ha
avuto il via libera dalla commissione di salvaguardia.
«Gli interessi sono stati preminenti - commenta Ortalli -. Ora
bisognerà vigilare sul tipo di materiali che saranno usati. Ma la vicenda di
Punta della Dogana è solo l'ultima, se non la penultima, di una lunga lista.
C'è il problema delle grandi navi; quello dello scavo dei canali portuali che
arriveranno a 12 metri, con la questione collegata dello smaltimento dei fanghi
nocivi: possibile che, per quest'attività, ci sia ancora il commissariamento,
questo significa che vengono bypassate tutte le norme! É anomala anche la
situazione della commissione di salvaguardia che fa tutto, ma poca
salvaguardia. Intanto non dovrebbe essere presieduta da chi fa il commissario
ai fanghi (l'ingegner Roberto Casarin, segretario regionale di ambiente e
territorio, ndr.). Se la commissione deve funzionare, cosa che non sempre
accade, bisognerebbe ripensare anche ad altre incompatibilità: non ha senso che
ci siano professionisti che operano nel settore che dovrebbero controllare. Io,
ovviamente, parlo in via teorica» tiene a precisare il professore. Ma che ci
siano professionisti di questo tipo tra i membri della salvaguardia è,
peraltro, cosa nota.
Solo un esempio, tra i tanti, di una crisi più generale e grave
della città. «Talmente grave che va affrontato a livello centrale - continua
Ortalli -. La politica dei cerotti, con cui si è proceduto finora, non è più
sufficiente. Il problema della residenza, in particolare, sta uccidendo
Venezia. Non c'è un solo progetto che non corra dietro alla deriva turistica, e
questa gestione della città a pezzetti, che segue tutta una serie di interessi
particolari, sta portando alla paralisi di una politica di salvaguardia. Una
volta pensavo che il destino sarebbe stato Disneyland, ora penso piuttosto ad
una Club Med di alto prestigio. Qui infatti non potranno mai essere accolti i
tre milioni di cinesi vagheggiati a suo tempo. Non c'è lo spazio materiale.
Invece, attraverso questo passaggio per Disneyland, avverrà un'ulteriore
selezione verso una realtà in cui chi ha i soldi si comprerà il suo pezzetto di
Venezia: chi la galleria d'arte, chi lo scenario per un flirt romantico, chi
quello per le sue contemplazioni estetiche. Insomma avremo sempre il solito
terziario turistico, ma meno di massa, più selezionato. I muri anche
resteranno, ma la città sarà morta. Purtroppo salti del genere la cultura
amministrativa non li riesce a fare. Qui non hanno ancora capito che il turismo
è una risorsa, ma come tutte le risorse non può essere sfruttata oltre il
compatibile».