12 febbraio 2008

 

È polemica sulla proposta quaresimale della Chiesa di Venezia di evitare l’acquisto di bottiglie e usare invece quanto più possibile il rubinetto

Acqua, i produttori chiedono udienza a Scola

Fortuna, presidente di Mineracqua: «No alle crociate, umilmente spiegherò al Patriarca perché la minerale è meglio»

 

Qualcuno potrebbe pensare che sia soltanto una tempesta in un bicchiere d'acqua la proposta quaresimale del Patriarcato di Venezia di riscoprire il prezioso liquido che esce dal rubinetto, a detrimnento della "minerale" che viene venduta in bottiglia.Ma troppo autorevole è la fonte dell'iniziativa, troppo immediata a fragorosa la reazione del mass-media, perchè i produttori di acqua minerale non abbiano qualche motivo di che preoccuparsi. Al punto da decidere, attraverso il loro presidente, di chiedere umilmente udienza al cardinale Angelo Scola per spiegargli la differenza tra "acqua potabile" e "acqua minerale", nonchè per rassicurarlo sulle misure antinquinamento che vengono adottate dall'industria italiana che vende bollicine.

Ettore Fortuna è friulano di origine (è nato a Udine), veneto per crescita (ha studiato a Padova alloggiando al collegio "Murialdo") e romano di adozione, visto che abita a Roma dove è presidente di Mineracqua, l'associazione aderente a Confindustria che raccoglie i produttori italiani di acqua minerale. La diffusione dell'appello che arriva dalla Laguna non può lasciarlo indifferente. Infatti, si rivolge molto rispettosamente al patriarca Scola, ma non risparmia qualche frecciatina al sindaco di Venezia, Massimo Cacciari.

Presidente, l'acqua minerale è al centro di una contesa etica.

«Non mi sembra sia il modo migliore impostare il problema con uno spirito di crociata, di contrapposizione».

Perchè?

«Perchè l'acqua potabile che esce dal rubinetto e l'"acqua minerale naturale" sono due cose diverse, per origine e per composizione».

Ce le spiega?

«L'acqua minerale naturale ha origine da un giacimento profondo, protetto, incontaminato ed è batteriologicamente pura all'origine ed imbottigliata alla sorgente. Così impone la legge che è molto precisa. Inoltre, questa acqua può avere proprietà favorevoli alla salute».

E l'acqua potabile?

«Ha origine e provenienze diverse - fiumi, laghi, falde, pozzi - dato il grande quantitativo che se ne consuma, circa 250 litri pro-capite al giorno in Italia. L'acqua subisce un trattamento e viene anche disinfettata».

Ma da un punto di vista qualitativo, che differenza c'è?

«L'acqua minerale è sempre più considerata un alimento funzionale in quanto contiene componenti in grado di recare benefici fisiologici a chi li consuma. Basti pensare ai sali minerali e alla flora batteriologica. Non a caso, come dimostra una ricerca Eurisko su un campione di 4.000 consumatori, l'"acqua minerale naturale" è acquistata dal 98 per cento delle famiglie italiane».

Cosa ne conclude?

«Che contrapporre le acque minerali alle acque potabili non è un approccio corretto perché sono acque diverse e i problemi sono diversi. E quindi non si può fare una crociata sul presupposto che si possa scegliere tra una cosa e l'altra. Si pensi che il sistema acquedottistico ha calcolato in 69 miliardi di euro gli investimenti necessari nei prossimi 30 anni per rinnovare tubazioni e per trattamenti di potabilizzazione».

Come replica al Patriarca?

«Al Patriarca andrò umilmente a chiedere udienza per spiegargli queste ed altre cose. Quando la Chiesa tocca un problema di base, può avere le sue ragioni, che non discuto, ma deve affrontare il tema con serietà, senza superficialità».

Cacciari la pensa come il cardinale.

«Ma questo mi fa arrabbiare. Perchè tutti pensano di poter parlare dell'acqua, ma mi domando che cosa conoscano delle leggi che disciplinano il settore. Cacciari può parlare di acqua... alta, glielo concedo. E sicuramente di filosofia. Ma come può occuparsi dell'acqua minerale naturale? Sa quante leggi sull'acqua ci sono?».

Lo dica lei?

«C'è quella sull'acqua potabile, sull'acqua minerale naturale, sull'acqua industriale, sull'acqua per l'agricoltura e le coltivazioni ittiche».

La provocazione non riguarda solo uno stile di vita, ma anche problemi ambientali.

«Ma noi abbiamo consapevolezza di questo problema. Lo dico come vicepresidente del sistema Conai-Corepla. E ricordo come la plastica utilizzata per l'acqua minerale sia il Pet, ovvero una plastica che consente di riciclare ogni anno 140 mila tonnellate di materiale e di finanziare i Comuni».

A che scopo?

«Per promuovere i sistemi di raccolta differenziata. Ad esempio, proprio a Venezia il Consorzio per il riciclaggio della plastica ha regalato due "barche spazzine" realizzate in Pet riciclato, gestite da un'associazione di volontari e dalla Vesta, per pulire la laguna».

Come risponde a questa campagna etica?

«Ricordando che il vero problema non sta nella contrapposizione inutile e fuorviante tra l'acqua minerale e l'acqua potabile, ma nel garantire a tutti i consumatori l'alternativa offrendo loro la massima libertà di scelta. Diversamente - come sembra si voglia fare - si compirebbe un atto coercitivo, un abuso di autorità che deve essere combattuto.

Giuseppe Pietrobelli

 

 

 

«Un richiamo alla Bibbia e a non essere schiavi di questa economia»

 

Chi aderisce alla campagna "Imbrocchiamola" che predilige l'acqua dell'acquedotto a quella della bottiglia? Basta cliccare sul sito "www.veneziastilidivita.it" del Patriarcato di Venezia e lo si potrà verificare, giorno per giorno. Ieri è stata infatti inaugurata una finestra che raccoglie le adesioni. Al primo posto la firma di don Gianni Fazzini, il sacerdote che si occupa di etica e stili di vita su incarico del Patriarca. Si prosegue con l'attore Marco Paolini, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, l'assessore provinciale Ezio Da Villa.

Ma la lista comincia già ad allungarsi: Andrea Razzini (Venezia), Cristina Depase (Mestre), Pietro Raitano (Milano), Mag, El Fontego, Cùrcuma, Libreria San Michele, Aquaaltra, e tante anonime persone, Anna, Guido, Francesca, Mara, Michela, Andrea, Aldo, Maila, Anna di Mestre o Marghera, Ivana di Treviso, Roberto di Dolo, Moreno di Mira, Tommaso di Jesolo, Luigino di Rimini...

«Ehh, di telefonate e di adesioni ne ho ricevute tante» spiega don Fazzini, che ride quando sente la notizia che anche alla Camera dei Deputati un paio di onorevoli hanno proposto che alla "bouvette" si usi solo l'acqua del rubinetto. Ma vuole anche fare una precisazione: «Capisco che alla stampa interessi questo aspetto dell'acqua, ma il nostro appello di cristiani è più ampio. È l'invito a riprendere in mano la Bibbia, a lasciarsi guidare dalla Parola di Dio, a trovare un modo per non essere schiavi di questa economia».

Una forma di anticonsumismo? «Direi un atto di amore per la terra. Un invito a non produrre rifiuti, a limitare gli sprechi, a prendere consapevolezza dei nostri gesti quotidiani». In effetti, la plastica che avvolge un litro d'acqua può sembrare uno spreco, visto che è destinata ad essere gettata subito dopo l'uso. Gli industriali di Mineracqua vogliono chiedere udienza al Patriarca, per spiegare che ai problemi dell'inquinamento sono attenti. «Bene, bravi, benissimo... Però la produzione annuale di acqua comporta la produzione di 320 mila tonnellate di bottiglie di plastica».

I produttori sostengono che si tratta di plastica riciclabile... «È comunque un'entità enorme da trattare e non tutta la plastica viene riciclata. Basta guardarsi in giro. Io ho presente quello che vedo in via Basso, a Campalto. C'è una piccola spiaggia sulla laguna dove si può ammirare un tappeto di bottiglie in plastica».

Come risponde a chi vi accusa di voler fare una crociata? «Che il problema non è di fare la guerra, ma di aiutare le persone a riprendere senso critico nei propri consumi, riguardo alle conseguenze delle proprie scelte e dei comportamenti. Bisogna tornare a capire e ad avere consapevolezza dei gesti quotidiani». È una linea della Chiesa veneziana? «Il Patriarca mi ha dato questo compito: aiutare le persone a riflettere sui propri stili di vita. È un modo per riprendere una responsabilità etica, una maggiore consapevolezza».

E non è un caso se nel portale che pubblicizza la campagna "Imbrocchiamola" (l'acqua in una brocca boliviana e non nella bottiglia) si trova una famosa citazione del Mahatma Gandhi: «Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo». Della serie, piccoli digiuni crescono.

G. P.

 

 

«Via le "bollicine" alla Camera»

Folena e Acerbo di Rifondazione scrivono alla presidenza: usiamo i rubinetti

 

Roma

 

La Camera dia il buon esempio, si batta contro il colossale "business delle bollicine": smetta di vendere l'acqua minerale e somministri solo l'acqua del rubinetto. È l'invito rivolto al collegio dei questori di Montecitorio dai deputati del Prc, Pietro Folena e Maurizio Acerbo, a nome dell'Associazione parlamentare per l'acqua che, dopo l'appello del patriarca di Venezia, Angelo Scola, si schiera a favore dell'acqua di rubinetto.

«Da anni - si legge nella lettera - ci battiamo contro l'abuso dell'acqua minerale, che è diventata un business ad altissimo rendimento, pagato sulla pelle dei cittadini. L'acqua di rubinetto è sicura e controllata e contiene per legge meno elementi dannosi delle acque minerali».

Con la lettera Folena e Acerbo chiedono ufficialmente ai questori della Camera di «non acquistare più acqua minerale, così da ottenere anche un ingente risparmio per le finanze pubbliche, magari da destinare ai progetti di solidarietà per l'accesso all'acqua».

La crociata "antiminerale" di Venezia «è un'iniziativa estremamente positiva, che sarebbe opportuno riprendere a livello nazionale». Anche Antonio Borghesi, deputato e responsabile dell'Economia per l'Italia dei Valori, che giudica positivamente l'iniziativa promossa dal patriarcato di Venezia nell'invitare i cittadini a risparmiare il consumo di acqua con le bollicine e di bere più quella del rubinetto.

«I controlli quotidiani obbligatori sull'acqua corrente - osserva il deputato veronese - sembrano dare garanzie ben più consistenti di quelle provenienti dalle verifiche fatte sulle acque minerali, che hanno scadenze molto più sporadiche. Pertanto, garantita la sicurezza, una campagna a favore del consumo di acqua corrente avrebbe due conseguenze positive: una consistente riduzione della spesa per le famiglie e un forte beneficio per l'ambiente, dal momento che - conclude l'esponente dell'Idv - la grande quantità di bottiglie di plastica sta creando seri problemi di inquinamento a livello internazionale».

 

 

Consumi-record di acqua minerale ...

 

Consumi-record di acqua minerale in Italia, da parte del 98 per cento delle famiglie. Uno studio preparato per Mineracqua dimostra come la produzione è cresciuta nel 2006 del 3,4 per cento rispetto al 2005 (12,2 miliardi di litri). Il 23 per cento di un campione intervistato ritiene che l'acqua minerale sia il prodotto più indispensabile per la salute; il 32 per cento la pone fra gli elementi più indispensabili.

Occhio all'etichetta, considerata il «biglietto da visita» della minerale: il 23\% guarda la marca, il 19\% il prezzo, il 17\% il gusto, il 13\% le offerte. La composizione chimica è ritenuta l'informazione più importante da quasi il 50 per cento di chi legge l'etichetta prima di scegliere. Nel percorso di scelta, la marca (con il 23 per cento) ha ancora il ruolo più rilevante, seguita dal prezzo (19 per cento), dal gusto (17 per cento) e dalle offerte speciali (13 per cento).