IL
GAZZETTINO 29 marzo 2008
Sotto
accusa lo studio sui veleni nella laguna veneziana. Gli albergatori: «Assurdo
divulgare indagini riferite ad aree dove non si va a pesca»
Palazzo Balbi: «Moltissime telefonate allarmate dai tour operator.
Ma acqua e pesce che finiscono sulle nostre tavole sono sicuri»
Venezia
«Ma
quanto siamo bravi a farci male! Prima i rifiuti di Napoli, poi la mozzarella
inquinata, l'ipotesi di un ticket per chi entra a Venezia e adesso cozze e
vongole con la diossina». Ieri mattina il telefono dell'assessorato al Turismo
della Regione Veneto era rovente. «Non ci sono ancora arrivate disdette, ma
molti le hanno minacciate. La tensione è alta come raramente è accaduto. La
competizione con l'estero è elevata, basta la minima turbativa per mettere in
ginocchio il mercato». L'assessore al turismo Luca Zaia è furente, «Quando
l'Asak, l'Aci tedesco che raccoglie circa 6 milioni e mezzo di utenti e li
convoglia verso le mete turistiche, si informa per sapere se quanto si legge
sui giornali corrisponde a verità, dobbiamo preoccuparci - sottolinea - Purtroppo
il turista straniero ha un percezione globale della nazione: se in laguna c'è
la diossina pensa che tutto il nostro mare non sia sicuro e quindi cambia zona.
Tra privati e tour operator abbiamo ricevuto in mattinata non meno di 50
telefonate, non è facile spiegare che l'indagine si riferisce ad un'area dove
nessuno mai avrebbe proposto la balneazione e tanto meno la pesca».
Il
presidente di Confturismo e Federalberghi veneto, Marco Michieli è ancora più
preoccupato: «Stiamo perdendo colpi. O l'Italia capisce che il turismo è
l'industria più importante che ha e attua una seria politica in suo sostegno,
oppure accettiamo di soccombere a mercati emergenti, come la Spagna ad esempio,
che in dieci anni è riuscita a superare i nostri arrivi». Di certo nessuno
chiede di tenere nascosti i dati. «Se c'è qualcosa che non va siamo i primi a
volerlo sapere, ma è assurdo che vengano date in pasto al mercato straniero
allarmanti indagini che tutti conoscevano e che non sono riferibili ad aree
dove si fa il bagno o si pesca - sottolinea il presidente - Faccio un esempio,
nessuno ha parlato dei controlli che sono stati effettuati nelle nostre acque e
che hanno evidenziato quanto siano sicure, ma si è parlato invece di aree super
inquinate, vietate per altro da sempre alla balneazione. Quale è stato il
risultato? Che dall'estero ci hanno chiesto se quest'estate sarà o meno
possibile fare il bagno; che i tedeschi che amano il formaggio italiano
diserteranno tutti i prodotti, dall'Asiago al Grana Padano e che vivranno nel terrore
di trovare accanto gli ombrelloni sacchetti di spazzatura».
Anche
quest'anno il Veneto aspetta dai 60 ai 63 milioni di turisti, ma l'assessore
Zaia comincia ad essere preoccupato: l'immagine negativa che il Veneto sta
vivendo di riflesso non promette bene. E gli albergatori annuiscono: «L'Adak è
in grado di spostare almeno un milione di persone da un paese all'altro -
precisa Michieli - Se si dimostra preoccupato c'è il ragionevole dubbio che
dirotti i propri iscritti». Dal canto suo anche l'assessore alla pesca Isi
Coppola scende in campo a difesa del Veneto. «È un allarmismo gratuito, che
danneggia non solo la nostra immagine, ma anche il settore della
molluschicoltura per il quale siamo conosciuti e apprezzati in tutta Europa
proprio per la straordinaria qualità del nostro prodotto». L'assessore
tranquillizza la popolazione e il mercato: conosciamo la situazione di ogni
centimetro quadrato delle acque lagunari e possiamo affermare con cognizione di
causa che il prelievo dei molluschi avviene in acque assolutamente controllate.
«Le rilevazioni del Magistrato alle Acque - spiega l'assessore - sono state
eseguite su stazioni di monitoraggio relative al controllo di qualità
ambientale delle acque "obiettivo di qualità" che erano fissati dalla
Legge Ronchi-Costa. I dati sono relativi quindi a zone non destinate alla
raccolta dei molluschi». Oltretutto la Regione - come sottolinea anche il
direttore del Servizio Igiene alimenti, nutrizione e acque della Regione, Piero
Vio, ha fissato parametri sulle diossine ben al di sotto dei contenuti fissati
dalla Ue.
Daniela Boresi