IL GAZZETTINO 9
aprile 2008
L’impianto realizzato dall’Enel sfrutterà i derivati della produzione del Petrolchimico e garantirà l’energia elettrica a circa 20mila famiglie
Al via a Porto Marghera i lavori: sarà operativa dal 2009. Unindustria: «Qui anche un centro studi sul nucleare»
Mestre
«Oggi è
uno di quei giorni in cui si può dire che abbiamo intuito come sarà il nostro
futuro, che ci auguriamo non apocalittico, a una condizione però: che il
"modello" di riferimento sia quello che stiamo costruendo in questi
anni in Veneto». È raggiante Giancarlo Galan, nonostante il vento e la pioggia
venuti a disturbare la cerimonia, mentre pigia il pulsantone rosso e parte la
gettata di cemento, simbolico taglio del nastro ai lavori per la costruzione
della prima centrale elettrica a idrogeno al mondo. Significa energia pulita,
senza un grammo di emissioni pericolose nell'aria, né anidride carbonica, né
polveri sottili. Nasce nell'impianto Enel di Fusina, dove si produce
elettricità per due milioni persone, proprio di fronte al Petrolchimico:
ennesimo esempio di tecnologia applicata al miglioramento dell'ambiente, in una
zona come quella di Porto Marghera che in passato ha pagato prezzi altissimi in
termini di inquinamento, adesso assunta a nuovo simbolo della ricerca e
dell'innovazione, stavolta nel segno del "pulito".
«Alla
fine l'unica cosa che produrrà come scarto sarà acqua distillata» ha spiegato
Gennaro De Michele, responsabile ricerca dell'Enel, durante la posa della prima
pietra, presenti, oltre al governatore del Veneto, l'amministratore delegato di
Enel, Fulvio Conti, del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, del presidente
della Provincia Davide Zoggia e del presidente di Unindustria Venezia Antonio
Favrin.
Per
realizzare la struttura, che sarà in funzione dal 2009, Enel ha investito 47
milioni di euro: invece di usare il metano o il carbone (come per il resto
della centrale Palladio di Fusina) per alimentare la turbina si è scelto di
usare l'idrogeno che da queste parti abbonda, visto che deriva dalle produzioni
del vicino Petrolchimico. Con una pipeline lunga quattro chilometri sarà fatto
arrivare della nuova centrale da 12 megawatt (che diventano 16, perchè altri 4
verranno recuperati sfruttando il vapore prodotto dalla turbina), che sarà in
grado di fornire energia a circa ventimila famiglie grazie ai 60 milioni di
kilowattora annui prodotti. Non solo, a beneficiarne sarà anche l'aria: perchè
il nuovo impianto consente di abbattere le emissioni di anidride carbonica di
circa 17mila tonnellate l'anno: insomma si produce elettricità pulità e si inquina
di meno.
«E nel
caso la produzione di idrogeno arrivasse dalla gassificazione del carbone
(progetto a cui sta lavorando Enel, ndr) la stessa riduzione di anidride
carbonica salirebbe a 68 mila tonnellate - ha sottolineato Conti, spiegando
come Enel abbia pianificato investimenti per 6,8 miliardi di euro per 4.270
megawatt di nuova capacità, mentre 600 milioni di euro sono destinati a
progetti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Fonti tra le quali c'è anche
il nucleare, dove l'Enel ha deciso di rientrare, pronta nel caso l'Italia
decida di dire sì alle centrali: «Siamo l'unica azienda che ha accesso alle
tecnologie nucleari di Francia, Russia e presto della Germania» ha detto Conti,
che ieri ha ricevuto l'invito di Unindustria a fare di Porto Marghera il suo
centro si sviluppo in questo settore: «Viste le conoscenze maturate negli anni
ed al know how dell'area - ha detto Antonio Favrin, presidente di Unindustria
Venezia - Porto Marghera può essere il punto di riferimento per lo sviluppo e
la ricerca di nuove fonti di energia, come l'idrogeno e appunto il nucleare, in
questa tecnologia può fare capo a noi. Se loro sono pronti a cominciare, noi
siamo pronti ad accoglierli».
Galan ha
invece messo l'accento sul futuro post-industriale di Porto Marghera e della
terraferma veneziana, «che non è più l'utopia del presidente della Regione o
del sindaco di Venezia», sottolineando l'importanza di due progetti innovativi
appena avviati come il Vallone Moranzani e la città aeroportuale di Tessera. E
se la nuova centrale a idrogeno va benissimo, resta però chiaro che il ciclo
del cloro (dal quale ora dipende) un giorno dovrà finire: «Se di ricerca e
innovazione vogliamo continuare a parlare, sono certo che in un prossimo futuro
produrremo idrogeno dopo essere andati alla ricerca di qualcosa che si trova al
di là del ciclo del cloro». Esattamente il progetto su cui lavora Enel.
E
siccome il Veneto ha la leadership nazionale nella produzione di risorse
energetiche rispettose dell'ambiente, ma non ne riceve nulla in cambio dallo
Stato, Galan è pronto a chiedere il conto a chi andrà a governare dopo il 14
aprile: «Il Veneto è sempre stata una regione pronta a accogliere siti che non
trovano spazio nel Paese - ha detto il governatore in conclusione del suo
intervento - ma dov'è il vantaggio quando ospitiamo a esempio il terminal
gasiero che altre undici regioni non hanno voluto? Voglio allora che i miei
imprenditori, le mie famiglie paghino una lira in meno di quello che pagano gli
abitanti di altre regioni».
Un'idea
che trova sponda anche in Renato Chisso, assessore regionale alle
Infrastrutture: «Un impianto che testimonia che si può riconvertire Porto
Marghera senza lacrime e sangue. La sfida dell'idrogeno, è vinta ora ci
aspettiamo segnali concreti per agevolare i veneti nelle bollette».
Marco
Bampa
Una potenza
di 12 megawatt Acqua distillata come «scarto» Mestre
(m.b.)
La centrale alimentata a idrogeno i cui lavori sono stati inaugurati ieri
mattina a Fusina è la prima al mondo a uso industriale. Consentirà di produrre
energia elettrica in modo pulito, senza cioè emissioni nocive nell'aria.
L'impianto avrà una potenza di 12 megawatt, più altri 4 megawatt derivanti
dall'uso, nell'impianto a carbone esistente, dei gas caldi prodotti dalla
turbina alimentata a idrogeno, con un rendimento elettrico complessivo pari al
43\% (quello del carbone è del 48\%). Comporterà un investimento da parte di
Enel, di 47 milioni di euro (di cui 3 spesi per la ricerca). Sarà pronta per il
2009 e vedrà all'opera circa cento operai per la sua realizzazione. L'energia
prodotta, pari a circa 60 milioni di chilowattora l'anno, sarà in grado di
soddisfare il fabbisogno di 20.000 famiglie, evitando l'emissione in atmosfera
di oltre 17.000 tonnellate di anidride carbonica (CO2).
Sorgerà
nell'area della centrale Enel "Andrea Palladio" di Fusina, adiacente
al Petrolchimico di Porto Marghera dal quale riceverà, attraverso una tubatura
lunga 4 chilometri, l'idrogeno generato dalle aziende del ciclo produttivo del
cloro (cracking e clorosoda), cioè da Syndial e da Polimeri Europa. L'impianto
si colloca nell'ambito dei progetti di Hydrogen Park, il Consorzio nato nel
2003 su iniziativa di Unindustria Venezia, con il sostegno di Regione Veneto e
ministero dell'Ambiente, per promuovere nell'area di Porto Marghera lo sviluppo
e le applicazioni delle tecnologie dell'idrogeno nel settore del trasporto e
della generazione. In futuro, l'idrogeno necessario ad alimentare l'impianto
potrà essere ottenuto anche dalla gassificazione del carbone, associata alla
cattura della CO2, che verrà interrato e tornerà con gli anni a diventare
fossile.
«La
centrale di Fusina - ha ricordato Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel
- è la più adatta a ospitare questa prima mondiale: ha infatti una lunga
tradizione di ricerca e innovazione attenta all'ambiente, grazie alle capacità
tecnologiche di Enel e al sostegno delle istituzioni locali e regionali. Il
nuovo impianto, che pone Enel e l'Italia all'avanguardia nell'innovazione
tecnologica per uno sviluppo compatibile, fa parte del Progetto ambiente e
innovazione che prevede 7,4 miliardi di euro di investimenti entro il 2012».
A Fusina
la centrale è in grado di utilizzare assieme al carbone il Cdr, combustibile da
rifiuti, che consente di abbattere emissioni di CO2 pari a oltre 27.000
tonnellate all'anno. Da oltre un anno si attende l'ok della commissione Via per
il raddoppio del Cdr (da 35 a 70mila tonnellate), un'attesa di cui ieri si è
pesantemente lamentato il sindaco Cacciari, definendola «pura schizofrenia dei
ministeri».
Test di volo per l'aereo alimentato a idrogeno
Milano
Un aereo
alimentato a idrogeno. Non è fantascienza, ma il frutto di una sperimentazione
avvenuta negli Stati Uniti. Il colosso aeronautico Boeing ha fatto volare, per
la prima volta nella storia dell'aviazione, un velivolo pilotato propulso da
celle a combustibile (idrogeno). Il volo è frutto del lavoro del team
ingegneristico del centro Boeing Research & Technology Europe di Madrid,
con la collaborazione di partner industriali in Europa e Stati Uniti.
L'apparecchio, denominato Fcda (Fuel cell demonstrator airplane), è basato su
un motoaliante biposto con un'apertura alare di 16,3 metri prodotto in Austria.
Boeing ha modificato la struttura originaria in modo da far girare l'elica con
un motore elettrico alimentato da un sistema ibrido di celle a combustibile del
tipo a membrana a scambio protonico (Pem - Proton exchange membrane) e di
batterie agli ioni di litio. I tre test in volo sono stati condotti negli
ultimi due mesi presso l'aerodromo di Ocaña, a sud di Madrid, gestito dalla
società spagnola Senasa.
Durante
i voli, il pilota ha portato il dimostratore fino a mille metri di quota usando
l'energia combinata delle batterie e delle celle a idrogeno. Dopodichè, con
l'uso delle sole celle a idrogeno, ha mantenuto a questa altitudine una rotta
lineare per venti minuti alla velocità di cento chilometri all'ora.