IL
GAZZETTINO
29 maggio 2008
La specificità veneziana
È la resa a una delle lobby più potenti
di Roberto D’Agostino*
È in dirittura d'arrivo una legge regionale sugli alberghi che contribuirà a dare il colpo di grazia alla residenzialità veneziana. Immagino che tutte le forze politiche veneziane, e che tutti i gruppi di opinione, come hanno già fatto i "40 x Venezia", senza differenza di appartenenza, si schiereranno contro questa legge. Immagino che il Consiglio Comunale si riunirà in seduta speciale per affrontare la questione e mettere in atto tutto quanto gli amministratori veneziani possono fare perché quella legge regionale venga modificata. Una legge regionale che, per quanto riguarda Venezia, si dimostra offensiva nei confronti della volontà dei suoi cittadini che in ogni sede si sono espressi, con una quantità di motivazioni che è qui inutile ricordare, contro il proliferare delle strutture turistico/ricettive in città. Si dimostra ispirata ad una concezione "culturale" goffa in modo imbarazzante e ancora una volta offensiva verso lo spirito della città, quando consente la cosiddetta "dimora ospitale di Venezia", diciotto stanze, realizzabili anche unendo tre appartamenti, purchè in stile "settecento veneziano". Si dimostra subalterna ad una delle più potenti lobby che agiscono in città. E, imponendo a Venezia una decisione contraria agli interessi sia economici che sociali della città, dimostra ancora una volta come sussidiarietà e federalismo siano pure parole mai applicate proprio da chi le usa per ottenere consenso politico.Questa occasione potrebbe servire anche per fare riflettere sulle cause della trasformazione della struttura della città in un enorme bed&breakfast, e nel depauperamento della residenzialità ordinaria. Soprattutto a coloro che hanno responsabilità pubbliche e che nella grande maggioranza hanno contribuito a far credere che tutto ciò fosse il risultato dei cosiddetti cambi di destinazione d'uso permessi dal Piano Regolatore. Ebbene i numeri ci dicono (fonte Osservatorio casa del Comune) che le strutture alberghiere, quelle che hanno usufruito dei cambi d'uso concessi dal Piano, avevano 12.000 stanze nel 1995, quando i turisti erano circa nove milioni, e ne hanno 13.088 oggi, quando i turisti sono circa ventidue milioni. In compenso ci sono oggi 190 bed&breakfast, 286 affittacamere e 874 alloggi ad uso turistico, con un incremento tra il 2000 e il 2006 del 450\%: tutte attività che si svolgono all'interno di residenze, che non hanno dunque bisogno di cambi di destinazione d'uso, che peraltro il Piano non consente.Dunque per anni, invece di affrontare i veri problemi, chi ha avuto responsabilità in questo settore, in perfetta sintonia con le lobbies che da esso traggono alimento, hanno individuato un falso obiettivo per non volere o non sapere affrontare le cause vere del fenomeno. Che è tutto legato al mercato (ventidue milioni di turisti), alla risposta e ai lauti guadagni che a questa enorme opportunità di mercato viene data dai possessori di immobili a Venezia (in prima fila veneziani che magari si distinguono per le lamentazioni contro i turisti) e alla incapacità, dovuta in larga misura alla estrema difficoltà, di regolare questo mercato e di controllare e reprimere la grande quantità di abusi e irregolarità che l'ansia di un facile guadagno porta con sè. Sono questi i temi che dovrebbero essere affrontati e cominciare a ricevere delle risposte.
Oggi la legge regionale con i suoi
articoli così negativi per la città di Venezia è una buona occasione per
misurare la capacità della città di reagire: della sua opinione pubblica e di
coloro che hanno il compito di rappresentarla.
*Urbanista
Turismo, con la legge arriva anche la sanatoria Si apre il dibattito sul decreto della Regione che riforma il settore L’assessore Bortolussi: «Sulle dependance c’è accordo con gli hotel»
Venezia
La Giunta regionale ha licenziato la
nuova legge sul turismo. E in laguna si scatena il dibattito sugli effetti
negativi che questo testo potrebbe avere sulla residenzialità di una città già
fragile come Venezia. Da un lato, è lo stesso governatore del Veneto, Giancarlo
Galan, ad ammettere i rischi della "sua" proposta e a ipotizzare
delle modifiche: «Mi pare pericoloso che un intero centro storico diventi una
stanza d'albergo. Questa è una proposta da discutere». Dall'altro lato,
l'amministrazione comunale si prepara ad andare in Regione a chiedere proprio
questo tipo di modifiche. E già immagina di offrire come contropartita agli
albergatori una "sanatoria" dell'esistente.
COMINCIA L'ITER (E LE TRATTATIVE)
-Insomma, si sono aperti i giochi di una partita che potrebbe avere effetti
rilevanti sulla città. L'attenzione è puntata soprattutto su un paio di
articoli dedicati a Venezia che, liberalizzando le dependance (che in laguna
possono essere realizzate anche all'interno di un sestiere, e non entro il
limite dei 100 metri) e introducendo la "dimora ospitale veneziana",
potrebbero ulteriormente allargare l'offerta turistica, evidentemente a scapito
della residenza. I tempi dell'approvazione definitiva della legge sono
piuttosto lunghi. «Contiamo di cominciare ad esaminare il testo entro l'estate
- spiega il presidente della commissione turismo, Daniele Stival -. Entro
l'anno potremmo licenziarlo per il Consiglio regionale». Mesi di trattative,
dunque, che potrebbero portare a modifiche anche importanti per Venezia.
IL GOVERNATORE & I 40ENNI -Galan,
pur misurando le parole, sembra auspicarlo. «Va dato atto all'attuale ministro,
ed ex assessore regionale, Luca Zaia, di avere portato a termine un lavoro
poderoso e importante - premette il governatore -. Ora si apre una fase, a cui
parteciperò personalmente, di aggiustamenti e anche di modifiche, se sarà il
caso, penso soprattutto a Venezia. Il testo va posto al vaglio
dell'amministrazione comunale, degli operatori commerciali, soprattutto dei
cittadini. É certo che il centro storico di Venezia non può diventare un'unica,
indifferenziata camera d'albergo». Le norme sulle dependance e l'albergo
diffuso, però, sembrano andare proprio in questi senso? «Questa è una proposta
che va sottoposta ad un confronto - risponde Galan -: contiene tante cose
interessanti, altre su cui bisogna discutere». Il governatore non vuole entrare
nei dettagli. Nessun commento all'ipotesi di una sanatoria, solo una citazione
al movimento dei 40xVenezia: «A Venezia è nato un movimento di cittadini
particolarmente attento all'uso che si fa della città, che ci hanno prospettato
queste questioni. Ora è giusto discuterne, parlarne, prima di arrivare
all'approvazione della legge vera e propria».
VENTI DI SANATORIA -Quello che si
appresta a fare il Comune. Ma anche a Ca' Farsetti, ieri, preferivano non
entrare nei dettagli delle modifiche da apportare. «Su un tema come questo
vogliamo essere ascoltati dalla Regione - spiega il vicesindaco, Michele Vianello,
neo-coordinatore per le politiche del turismo -. Prima faremo degli incontri
con le categorie per costruire una posizione comune. É chiaro che una norma che
consenta di aprire anche una sola stanza d'albergo fuori dall'albergo stesso
non può essere accettata a Venezia». Vianello, però, distingue tra l'esistente
e il futuro: «Un conto è una sanatoria, un conto riaprire il caos, su cui siamo
appena intervenuti». E ventila anche azioni legali contro Palazzi Ferro Fini:
«C'è un problema di costituzionalità. In questo modo la Regione entra a gamba
tesa su strumenti pianificatori che sono prerogativa del Comune». Dependance
libere da cassare, dunque, secondo Vianello, che sulle "dimore
ospitali", invece, non si pronuncia: «Prima voglio approfondire il tema».
«Se questa legge è positiva perché
riconosce la specificità veneziana - aggiunge l'assessore alle attività
produttive, Giuseppe Bortolussi - è negativa per un articolo come quello sulle
dependance. Ma su questo punto abbiamo già un accordo con gli albergatori per
arrivare ad una sanatoria dell'esistente e preservare il futuro». E la dimora
ospitale, non è un rischio anche maggiore? «É un tema da studiare meglio. Il
diavolo si annida nei particolari. Ora come ora sarei contrario».
Roberta Brunetti
LE REAZIONI
Deriva turistica o norme necessarie: la città si divide
Le disposizioni previste dal testo licenziato da Palazzo Balbi hanno aperto il dibattito tra favorevoli e contrari
Venezia
(r. br.) Il presidente degli albergatori
di Venezia, Franco Maschietto, sottolinea gli aspetti positivi di una legge che
«finalmente riconosce la specificità di Venezia». I 40xVenezia, invece, puntano
il dito su quel paio di articoli che rischia di accentuare, ancor più, la
trasformazione della città in un albergo. Così la nuova legge sul turismo,
licenziata l'altro giorno dalla Giunta regionale, sta dividendo la città. «Il
fatto di aver convinto la Regione a riconoscere a Venezia una sua specificità è
sicuramente positivo -commenta il presidente degli albergatori veneziani,Franco
Maschietto -. Se ci sono dei fattori critici sarà l'amministrazione ad
occuparsene. Non credo comunque che la norma sulle dependance sia un problema:
per una dependance ci deve essere già un albergo e poi ci sono delle regole
precise a cui attenersi». Maschietto non conferma nemmeno l'ipotesi di una
sanatoria, di cui parlano vicesindaco e assessore alle attività produttive:
«L'esistente è già normato. Non è questo il problema». E difende anche le
"dimore ospitali": «In questi anni, purtroppo, si sono creati degli
affittacamere nello stesso immobile». Scusi, ma lei stesso non ne gestisce uno?
«É possibile farlo. Ora si tratta di implementarne la qualità. Mi preoccuperei,
piuttosto, dei veneziani che affittano gli appartamenti ai turisti... In questa
vicenda noi siamo spettatori, non vogliamo problemi per la città, ma dare
qualità a un settore economico fondamentale per Venezia, che non ha altro».
Opposta la campana dei 40xVenezia, che
hanno avviato una raccolta di firme e la distribuzione di cartoline contro la
"deriva alberghiera" di Venezia. «Ora organizzeremo un incontro
pubblico con Regione e Comune - annunciaGiovanni Pellizzato, uno dei fondatori
del movimento -. Il progetto complessivo che sta alla base di questa legge è
sicuramente buono: riconosce la risorsa turismo, ha spunti interessanti sulla
certificazione dell'offerta, con l'obiettivo anche di spalmare i flussi
sull'intera regione. In questo contesto, però, i due articoli sulle dependance
e sulle dimore ospitali a Venezia, stonano, sembrano aggiunti da una mano
diversa da quella del legislatore... E il loro effetto non sarebbe certo quello
di spalmare i flussi, semmai quello di allargare le maglie di una deregulation
che ha già fatto tanti danni». Sulle dimore ospitali, in particolare, la critica
dei quarantenni è feroce: «Una legittimazione degli affittacamere patacconi».
Morale? «Come minimo questi due articoli vanno cassati - conclude Pellizzato -.
Visto che la legge ci riconosce la specificità, invece che per deregolare,
usiamola per regolare di più».
Critica anche la voce di Pierangelo
Pettenò, uno dei pochi consiglieri veneziani che siedono a Palazzo Ferro Fini:
«Queste norme sono l'opposto di quello che serve a Venezia. Avvallare la
situazione esistente in centro storico, è un errore. Se c'è stato un abuso che
ha scavalcato la legge per aumentare la disponibilità selvaggia di spazi per il
turismo, questo va colpito. Venezia non può diventare un albergo spalmato in
tutta la città. Spero che in Consiglio si troveranno i giusti elementi di correzione».
Contro l'ipotesi di sanatoria, interviene anche il consigliere comunale dei
Verdi, Giuseppe Caccia, che ieri ha scritto sia al vicensindaco che al
presidente dalla commissione turismo per chiedere che si discuta
dell'argomento. «Non ha alcun senso parlare di una sanatoria dell'esistente -
incalza -, magari per aprire la voragine delle "dimore ospitali".
Questa città è rovinata dalle stanze d'albergo incastonate nelle case: bisogna
colpire il fenomeno, altro che sanarlo. Troppo facile fare gli sceriffi solo
con i poveracci».