Il Gazzettino                                                                                                                                                                                   12 giugno 2008

 

Gli affreschi del Tiepolo nel Salone delle feste di Palazzo Labia resteranno per chissà quanto come un paziente operato a cuore aperto: abbandonati a metà del restauro, con decine e decine di migliaia di euro che rischiano di essere stati spesi inutilmente e con la prospettiva, se non riprenderanno in tempi rapidi, di staccarsi. Tutto questo per lungaggini burocratiche, per eterne discussioni tra Soprintendenza e Rai - proprietaria del palazzo ancora per poco - con nel mezzo la società incaricata di eseguire i lavori, la Zanardi srl del professor Bruno Zanardi, uno pei maggiori esperti italiani del settore.Il risultato è che le impalcature, comprate già alcuni anni fa quando i lavori avrebbero dovuto partire, e montate all'interno della più bella sala del palazzo, stanno per essere smontate e per fine giugno restauratori e operai se ne dovranno andare. La procedura di vendita dell'edificio, infatti, impone tempi stretti. Già a fine luglio si conoscerà il nome dell'acquirente della sede Rai del Veneto, che covrà riprendere in mano gli interventi.Una storia che parte da lontano, quella dei restauri degli affreschi del Tiepolo e del salone. Già 5 anni fa la Rai era pronta a pagare circa 650mila euro per un intervento completo da eseguire il prima possibile. Invece si è arrivati a oggi con i programmi che sono cambiati: si è deciso di non effettuare più un restauro "dalla a alla zeta", ma di limitarsi a un intervento di consolidamento, costato circa 170mila euro, che però lascia negli affreschi dei piccoli buchi che, se non vengono "curati", rischiano di provocare danni. Nel frattempo, dal 2003 il salone che ospitava ricevimenti e feste è rimasto chiuso e la Rai ha comunque pagato il costo delle impalcature, rimaste inutilizzate per un po' di anni. Come mai questo cambiamento di programmi? È proprio questo il nodo del botta e risposta tra Rai, Soprintendenza e la ditta che si occupa dei restauri. Quello che è certo è che la palla passerà al nuovo compratore di Palazzo Labia, che probabilmente dovrà riaffidare analisi e rilevamenti e prendere in mano tutto dall'inizio, con ulteriore esborso di soldi.

Tuttavia, nel frattempo, se il cantiere di restauro del salone viene sospeso, non è la stessa cosa per i lavori di rifacimento delle condotte fognarie e dei bagni al piano terra, che invece la legge obbliga a mettere a norma prima della vendita. Così si arriva al paradosso che la sistemazione di tubi, lavabi e wc ha la precedenza sugli affreschi del Tiepolo, i più prestigiosi che esistano a Venezia, e che saranno abbandonati a se stessi almeno finché il nuovo acquirente non deciderà di riprendere gli interventi. Solo che, allo stato attuale, le pareti affrescate sono proprio come un paziente nel bel mezzo di un intervento chirurgico: co la ferita aperta in attesa che qualcuno la suturi. I restauratori hanno riaperto i piccoli fori praticati 40 anni fa per procedere al consolidamento strutturale e per prevenire il distacco dell'intonaco dal supporto. Un supporto che è unico nel suo genere e che è esempio della maestria del Tiepolo (che eseguì le parti figurate sul tema di Antonio e Cleopatra) e dell'architetto Giorgio Massari (che realizzò invece gli affreschi riproducenti la parte architettonica). A parte la grandezza di queste pitture murarie, che coprono una superficie di circa 600 metri quadrati, i capolavori del Salone delle feste hanno la peculiarità di essere fissati su pareti realizzate con materiali diversi, per metà in muratura e per metà in legno. Viene da sè che i restauri devono essere ancora più accurati. Così come più alto, in proporzione, è il rischio che simili opere corrono se la loro conservazione viene interrotta. Lo dice Romana Albini, restauratrice diplomata all'Istituto centrale del restauro, che a Palazzo Labia è responsabile del cantiere della Zanardi srl. «L'aspetto più preoccupante - osserva - è che se non si seguono quotidianamente le fasi dell'intervento, quegli affreschi rischiamo di rovinarsi, di staccarsi. Ogni restauro è comunque un trauma per un'opera d'arte, che proprio per questo va monitorata quotidianamente. Una sospensione, che non si sa quanto durerà, non è certo la cura ideale».

Davide Scalzotto