IL GAZZETTINO - Martedì, 13 Giugno 2006

 

 

L'invasione delle alghe cinesi

Giunta probabilmente con le ostriche importate, la Undaria ha ormai conquistato la laguna

(F. Sa.) La Cina dilaga. Dopo i vetri, i merletti, le borse, i bar e le mele cinesi ecco giunte fra noi le alghe di Shanghai. Nella città dove proliferano le copie a basso prezzo di un'originalità che sembra non avere più domicilio sicuro, anche le alghe, le care vecchie puzzolenti alghe dei canali veneziani non sono più quelle di una volta. Non ce ne siamo accorti, ma la cinesizzazione delle rive è ormai un fatto compiuto. Da qualche anno le famose alghe di Venezia sono in realtà un prodotto d'importazione, imitazione perfetta made in China, infiltrazione subdola cominciata per caso ma proseguita in grande stile e con caparbietà. Nei canali veneziani il dominio incontrastato spetta, da febbraio a giugno, all'Undaria pinnatifida, nome scientifico della nuova alga venuta dalle coste cinesi.

Essa è giunta sola soletta a Venezia nel 1992 a bordo di un'ostrica, probabilmente via Francia, e nessuno, o quasi, con le frontiere colabrodo che ci ritroviamo, ci ha fatto caso. Oggi è la specie dominante per densità e biomassa, a Venezia come a Chioggia. La Cina è vicina, prezzi modici, qualità eccellente, e non si vede proprio la differenza: quest'alga nulla ha da invidiare alle nostrane, non è un falso insomma davanti cui arricciare il naso ("Ma da dove verrà? Sara roba vera? Ci sarà da fidarsi?"). Non è una simil-alga, né una volgare contraffazione. E' roba di qualità, cinese certo, un po' prepotente, ma risponde a tutti i requisiti e non è stata fabbricata sfruttando bambini. Inoltre, non ha gli occhi a mandorla e non è gialla, sebbene tradisca nella morfologia una certa qual elaborata ricercatezza di fine matrice orientale. E pazienza se le specie locali dovranno smammare dai luoghi natii, divenuti improvvisamente troppo ombrosi.Ma forse una pecca, la neo-immigrata venuta dall'Oriente ce l'ha: il suo odore è conforme alla nostra tradizione? Se dovesse profumare di sandalo o altre essenze orientali o magari di frutti di bosco (i cinesi sono diabolici), il caratteristico penetrante aroma di Venezia sarebbe perduto per sempre. Cara Cina, non levarci anche questo.

 

 

IL NATURALISTA

Curiel: «A rischio tutte le altre specie»

Daniele Curiel, ricercatore e naturalista, ha seguito, per conto dell'Assessorato all'ecologia del Comune di Venezia, lo studio sulla Undaria pinnatifida, l'alga che colonizza incontrastata le rive dei canali veneziani.«In realtà si tratta solo di una tra la ventina di alghe alloctone che abbiamo individuato nella laguna di Venezia, giunte dai pesi d'origine attraverso l'acqua di sentina delle navi, oppure, come nel caso di quest'alga originaria dei mari della Cina, tramite l'importazione di prodotti ittici e molluschi. E' questa la ragione per cui le prime segnalazioni si concentrano proprio attorno all'area di Chioggia».

Quali sono le caratteristiche dell'Undaria pinnatifida?

«Insieme con altre specie aliene presenti nella laguna di Venezia, questo tipo di alga bruna può raggiungere i due, tre metri di lunghezza. Produce una biomassa di oltre dieci chili per metro quadro di raccolto umido. La forma macroscopica appare sulle rive a novembre dicembre e si degrada e scompare completamente verso la fine di giugno. In aprile-maggio quando è riproduttiva, libera nell'acqua milioni di cellule che si diffondo con la marea fino a quando non si attaccano a un substrato duro, per esempio la riva di un canale, dando origine dopo alcuni mesi ad una alga macroscopica»

Come mai in laguna l'alga cinese si è diffusa con queste proporzioni?

«Per insediarsi necessita di un punto di ancoraggio solido e non sedimentoso, come un sasso, o appunto, una parete dura alla quale aggrapparsi mediante il proprio organo di attacco, grande più o meno come una mano. A Venezia, dunque, lungo le pareti di fondamenta ed edifici ha trovato un luogo ideale per crescere e diffondersi».

Possono costituire un pericolo per l'ecosistema lagunare?

«I danni che possono infliggere non sono certo drammatici come quelli provocati dall'Ulva durante gli anni Ottanta, tuttavia poiché entrano in competizione con le specie locali rischiano, sopraffacendole e privandole della luce necessaria per svilupparsi, quantomeno di ridurle e addirittura cancellarle».

Nel centro storico sono diffuse ovunque in egual misura?

«Nella parte perimetrale della città, alla Giudecca, nel bacino di S. Marco, all'Arsenale, lungo le Fondamenta nove, là dove il ricambio e la velocità dell'acqua è maggiore, la pinnatifida risulta più diffusa e sviluppata, mentre nei rii più interni trova maggiori difficoltà a crescere. In tutto il Mediterraneo, invece, essa è presente solo in pochissimi luoghi, appena due o tre, in vicinanza di grandi centri per l'allevamento delle ostriche».

F.Sa.

 

 

 

 

Un'invasione silenziosa e discreta, ...

Un'invasione silenziosa e discreta, ma progressiva e implacabile: la nuova alga venuta dalla Cina ha ormai colonizzato rive e fondamenta veneziane, al punto che, da febbraio a giugno, è la specie dominante per densità e biomassa in centro storico, a Chioggia e nelle maggiori isole della laguna. L'alga, segnalata per la prima volta nel bacino meridionale della laguna nel 1992, è endemica dei mari della Cina, della Corea e del Giappone. Undaria pinnatifida - nome scientifico della macroalga - si ritiene sia stata introdotta lungo le coste europee attraverso la Francia, dove esistono impianti di coltivazione di un mollusco originario del Giappone, probabile veicolo dell'alga stessa.

Cinque ricercatori (Curiel, Scattolin, Miotti, Zuliani, Marzocchi) hanno indagato a fondo le dinamiche di sviluppo degli sporofiti in cinque "stazioni" del centro storico, e il risultato dei loro studi, alquanto complessi, appare ora nell'ultimo numero del "Bollettino" del Museo civico di storia naturale. Inoltre, campioni dell'alga sono stati prelevati con raschietto e retino dalle rive verticali che delimitano i canali, riposti in sacchetti di plastica e conservati in congelatore per lo studio successivo in laboratorio. Dopo lo scongelamento e il risciacquo in acqua dolce, le alghe sono state esaminate e misurate minuziosamente. Successivamente, per stimarne la biomassa, sono state poste in stufa alla temperatura di 80 gradi centigradi.L'alga ha trovato nei sostrati duri della laguna condizioni ambientali assai favorevoli, diffusione favorita, soprattutto nel centro storico, dall'assenza di competizione con altre alghe brune autoctone di grandi dimensioni, come invece avviene in parte a Chioggia. Inoltre, riferiscono i ricercatori, le correnti di marea assai elevate, con cambi di direzione ogni sei ore, sono uno dei principali fattori per la diffusione delle zoospore, che hanno una mobilità di circa cinque ore e una sopravvivenza di uno o due giorni. In laguna la comparsa dei talli si compie nei mesi invernali, mentre gli sporofiti giungono a maturità tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate. A causa del moto ondoso, l'insediamento dell'alga avviene lungo le pareti dei canali anche venti centimetri sopra il livello medio del mare, mentre in profondità si estende fino a un metro e mezzo.

In sintesi, moto ondoso e velocità delle correnti, assieme alla conseguente risospensione dei sedimenti, favoriscono crescita e diffusione dell'alga, che trae grande vantaggio da valori elevati dell'idrodinamica. Insomma, le acque veloci e agitate della laguna hanno contribuito non poco all'invasione della macroalga cinese. Nei siti dove maggiore è la corrente e il ricambio d'acqua si ha un più esteso sviluppo di questa specie esotica, con dimensioni e biomassa progressivamente più elevate.

Fausto Sartori