il Venezia1.4.2008

La ricetta contro lo spopolamento <<Venezia diventi paradiso fiscale>>

Oggi in Comune vertice con l'Apt sul controllo deiflussi turistici: «È il problema principale»

 

Francesca Fungher - [email protected]

 

Venezia zona franca. Per contrastare lo spopolamento del centro storico, trattenere i residenti in città. E invertire una tendenza che sta mettendo in ginocchio la vivibilità della Laguna e le casse comunali. È questa la ricetta di Fondaco, l'agenzia di comunicazione partner di Ca' Farsetti, che si sta occupando della campagna di sponsorizzazioni “Veneziani x Venezia”. Fondaco entra nel vivo del dibattito sui problemi legati alla crescente presenza turistica, con i suoi annessi e connessi. Come la proposta di legge regionale che permetterebbe l'apertura di dépandances di hotel e alberghi anche a grande distanza dalla sede principale. Con il rischio che altri alloggi vengano sottratti alla residenza e immessi, in modo più o meno lecito, sul mercato dei villeggianti.

E se a Ca’ Farsetti si percorre la strada della prudenza, puntando sul nuovo Piano di assetto territoriale e sperando in un passo indietro di Palazzo Balbi, Fondaco lancia una provocazione netta. «Esenzione totale per l’acquisto della prima casa e per chi affitta, deducibilità integrale dei restauri e del canone di locazione sia per residenti che per studenti, che finiti gli studi potrebbero decidere di fermarsi definitivamente a Venezia» ipotizzano dall'agenzia. Dove hanno pensato anche alle imprese: «Agevolazione massima per le aziende che desiderano aprire una loro sede nel centro storico o nelle aree dove è necessaria la riqualificazione urbanistica, con un periodo minimo garantito di residenza, come 10 anni, e l’obbligo di offrire nuovi posti di lavoro e quindi opportunità per i giovani» spiegano ancora da Fondaco. L'idea di sfruttare gli strumenti fiscali, in realtà, Ca' Farsetti non l'ha abbandonata del tutto. Ma prima di avventurarsi in quella che l'assessore all' Urbanistica Gianfranco Vecchiato definisce «una materia molto complessa e tutta da verificare», la Giunta vuole provare tutte le strade. «Un ritocco dell'Ici che scoraggi la trasformazione degli alloggi da uso residenziale a turistico, certo, è un'ipotesi, ma dobbiamo prima verificare come verrà applicata la nuova Finanziaria» spiega Vecchiato. Se l'amministrazione lagunare ha aumentato del 10 per cento la Tariffa di igiene ambientale per gli intestatari di seconde case o per chi le lascia sfitte, perché non pensare a qualcosa di analogo anche sul fronte dell'Ici? «L'imposizione tributaria è uno strumento che gli enti locali hanno a disposizione, ma bisogna capire bene come può essere gestito» afferma prudente Mara Rumiz, assessore alla Casa. Per il momento, insomma, in municipio si preferiscono strade più battute come la gestione delle destinazioni urbanistiche o un sano pressing sulla giunta regionale. Intanto il sindaco Massimo Cacciari ha convocato per oggi a Ca' Farsetti un vertice con l'Azienda di promozione turistica. Oggetto del contendere sono gli oltre 21 milioni di turisti che ogni anno affollano la città. E le nuove politiche per regolamentare le presenze. «Il problema principale non sono la proposta di legge regionale o le questioni alberghiere, bensì trovare un modo per gestire i flussi dei visitatori» ribadisce Maurizio Calligaro, capo di gabinetto del sindaco. A partire dalla prossima Ztl a piazzale Roma.

 

 

IL GAZZETTINO - 4.4.2008

Venezia "porto franco"? Inizia a farsi strada un'idea di autonomia

L’assessore Rumiz aveva sostenuto la necessità di un maggior potere legislativo locale. Ora il sito di Fondaco rilancia l’indipendenza fiscale

 

Venezia

(da.sca.) Potrebbe essere una nuova sfida per testare la forza della classe politica locale. Comunque un progetto di lungo respiro: Venezia porto franco o, comunque, con una qualche autonomia fiscale e legislativa che dia agli amministratori locali gli strumenti per governare meglio la città. Il tema era stato lanciato a gennaio dall'assessore Mara Rumiz proprio sul Gazzettino, ma non era stato raccolto, passato quasi sotto silenzio. L'assessore aveva citato Barcellona a proposito del tetto alla trasformazione degli edifici residenziali in turistici, un limite che la città catalana ha potuto applicare in forza di una sua autononomia legislativa.«Oggi - aveva detto Mara Rumiz - si deve dare un nuovo valore alla specificità veneziana, parlare non solo di trasferimenti finanziari, ma anche dell'introduzione di normative specifiche per la città, per garantire non solo la sua salvaguardia, ma anche per incentivare attività economiche diverse dal turismo, per portare nuova residenzialità».

Un appello alle forze politiche locali, che se a livello regionale puntano su un federalismo fiscale conaltre sfumature, a livello veneziano hanno glissato. Qualche giorno fa, però, sul sito di Fondaco, società che si occupa di comunicazione istituzionale e di marketing, l'amministratore Enrico Bressan ha ripreso la palla.

«Lo strumento fiscale - scrive Bressan - è l'unico in grado oggi di garantire e programmare il futuro di Venezia. Risorse finanziarie pubbliche per mantenere e valorizzare la città non ce ne sono e quindi è necessario, e non più rinviabile, pensare all'innovazione e a strumenti che possano generarne di alternative. Sono necessari interventi strutturali per evitare il continuo spopolamento ed avviare una stagione di progettazione. E l'unico modo per affrontare e risolvere questi problemi è quello che Venezia diventi fiscalmente zona franca».

«È necessario - aggiunge Bressan - un fisco capace di trattenere coloro che vogliono vivere in città: dall'esenzione totale per l'acquisto della prima casa all'esenzione totale per chi affitta, dalla deducibilità integrale del canone di locazione (sia per residenti che per studenti, questi ultimi finiti gli studi potrebbero decidere di fermarsi definitivamente a Venezia e facendo così magari qualche bella testa pensante anziché andare in cerca di nuovi lidi potrebbe rimanere qui) alla deducibilità totale per coloro che fanno interventi di restauro. Agevolazione massima per le aziende che desiderano aprire una loro sede in città (sia nel centro storico che nelle aree dove è necessaria la riqualificazione urbanistica) questa volta però in modo serio (sedi reali e non fantasma come avviene nei paradisi fiscali) con un periodo minimo garantito di residenza (10 anni) e l'obbligo di offrire nuovi posti di lavoro e quindi nuove opportunità per i giovani. L'esempio in Europa lo abbiamo: l'Irlanda. Da ultimo per reddito pro capite e prodotto interno lordo è diventato in pochi anni il Paese con il più alto tasso di sviluppo perché ha saputo attrarre con misure fiscali intelligenti la disponibilità di numerose multinazionali senza che l'ambiente subisse stravolgimenti».In conclusione, dice l'amministratore di Fondaco «prima dei soldi, è necessario attrarre intelligenze e competenze in forza delle quali individuare i migliori percorsi di sviluppo. Così Venezia può ritornare ad essere la città del futuro. L'invito che rivolgiamo alle istituzioni, a tutti i livelli, è quello di chiedere all'Unione Europea una deroga speciale per il territorio comunale di Venezia (forse in quella sede incontreremo maggiore sensibilità e quindi maggiore chance che tutto ciò si realizzi). Un provocazione, un'utopia, un sogno, forse di tutto un po' ma per raggiungere grandi risultati è necessario pensare in grande».

Venezia  «Venezia porto franco, ...

 

Venezia

«Venezia porto franco, con una sua autonomia legislativa e fiscale? Una proposta difficile, quasi impossibile da far passare».Il vicesindaco Michele Vianello è scettico, perché si tratterebbe di una riforma pesante, per la quale la classe politica locale e italiana dovrebbe impegnarsi a livello europeo. Eppure, su un altro fronte, questo impegno c'è.Proprio ieri i presidenti di Friuli-Venezia Giulia e Veneto, Illy e Galan, hanno rilanciato l'Euroregione. Progetto istituzionale certo diverso da quello di una Venezia "a statuto speciale", però indicativo del fatto che, quando un obiettivo è condiviso, non esistono steccati di parte. L'importante, insomma, è crederci.E Illy ci crede a tal punto da affermare che «se non arriverà il "via libera" da Roma per l'Euroregione, noi la costituiremo lo stesso». Non solo, ma Illy ribadisce anche che continuerà «a essere al fianco di Galan e degli altri presidenti delle Regioni a statuto ordinario nel pretendere che il nuovo titolo quinto della Costituzione, modificato nel 2001, venga attuato pienamente, che significa anche realizzare il federalismo, incluso quello fiscale».

A dargli manforte, lo stesso Giancarlo Galan, il quale afferma di ritrovarsi «nell'ormai tradizionale sintonia accanto al Friuli-Venezia Giulia». Tuttavia, secondo il governatore, non basta l'impegno di Illy e Galan perché si realizzino Euroregione e federalismo fiscale».«Ciò che desidero per davvero - conclude Galan - è che attorno alla costituzione dell'Euroregione (Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Carinzia, Slovenia, Croazia e Contea dell'Istria) si formi una forte unità tra tutte le forze politiche del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, e lo stesso avvenga a livello nazionale».