E a sunât                    Torna indietro

 "E a sunât une di jespui, al a dat il ultim bôt" (E' suonata la prima campana del vespro, ha dato l'ultimo rintocco) . E' questo uno dei canti, una villotta friulana, più famosi e nel quale appaiono, sia nel testo, che nella musica, le campane. Fa parte del repertorio del Coro Marmolada nell'edizione armonizzata da Gianni Malatesta. 

Musica e testo molto belli presentano, poeticamente, quella che poteva essere, qualche decennio fa, la fine della giornata in un paese, situazione che gli altri due versi completano con semplicità : "Jo us doi la buine sere, jo us doi la buine gnôt" (Io vi do la buona sera, io vi do la buona notte”). 

La situazione descritta dal canto ricorda altri contesti simili illustrati, molto più degnamente, da due scrittori del nostro romanticismo, Alessandro Manzoni 1 ed Ippolito Nievo 2.

La sera era, dunque, un momento impregnato di religiosità ed ognuno, al sopraggiungere dell'oscurità, prima di terminare la giornata,  si raccoglieva in preghiera, al suono crepuscolare del vespro, e, prima di racchiudersi nelle proprie case per una "povera cena", come dice il Manzoni (vedi nota 1), salutava il paesano che incontrava ("E a sunât").


1 "I promessi sposi" cap. VIII " … C'era in fatti quel brulichio, quel ronzio che si sente in un villaggio, sulla sera, e che, dopo pochi momenti, dà luogo alla quiete solenne della notte. Le donne venivano dal campo, portandosi in collo i bambini, e tenendo per mano i ragazzi più grandini. ai quali facevan dire le divozioni della sera; venivan gli uomini, con le vanghe, e con le zappe sulle spalle. All'aprirsi degli usci, si vedevan luccicare qua e là i fuochi accesi per le povere cene: si sentiva nella strada barattare i saluti, e qualche parola, sulla scarsità della raccolta e sulla miseria dell'annata.; e più delle parole, si sentivano i tocchi misurati e sonori della campana, cha annunziava il fine del giorno. …"

2 "Il Varmo - Novella paesana" cap. I. " … e lunge lunge si schierano illuminate dal tramonto le torri dei radi paeselli donde si parte un suono di campane così affiocato per la vastità e per la distanza, da sembrare un coro di voci né celesti né terrene, nel quale alle preghiere degli uomini si sposino arcanamente le benedizioni degli angeli. …"